Annunciato come successore di Jorge Sampoli sulla panchina dell’OM, l’ex nazionale croato è ancora sconosciuto su questo versante delle Alpi. Scoperta.
È legato all’Italia
Nato nella città di Spalato, sulla costa dalmatica della Croazia che ha una ricca cultura italiana e profondi legami storici con l’Italia, Igor Tudor è un ex nazionale croato (55 presenze) che ha giocato nel Mondiale 1998 in Francia, con un terzo posto in chiave, e anche la Coppa del Mondo 2006, che segna la fine della sua era internazionale con una finale contro l’Australia, il 22 giugno). È stato votato giocatore croato dell’anno nel 2001.
Mentre si è allenato all’Hadjuk Split, Tudor ha trascorso gran parte della sua carriera in Serie A dove ha giocato sette stagioni alla Juventus e due al Siena per un totale di 159 presenze nella massima serie italiana. Ex difensore, si è fatto un nome lì negli anni 2000 ottenendo la doppietta Campionato Italiano/Supercoppa nel 2002 e nel 2003.
Ha giocato con Zidane
Lilian Thuram, David Trézéguet, Didier Deschamps… Igor Tudor ha affiancato molti francesi quando ha vestito i colori dei bianconeri ma Zinédine Zidane resta il tricolore con cui il croato va d’accordo. Come simbolo, si prepara a prendere le redini del club del Marsiglia, città natale del suo ex compagno di squadra.
Quando Andrea Pirlo, allora allenatore della Juventus nel 2020, era ai ferri corti, i media italiani stavano già facendo una campagna per il ritorno di “Zizou” a Torino come allenatore. L’idea di formare un duo con il croato è stata sentita da molti tifosi e giornalisti piemontesi, mentre Tudor era già presente nello staff di Pirlo.
Non è mai rimasto più di due anni in panchina
Il grande punto nero sul curriculum di Igor Tudor resta l’instabilità. Non ha mai saputo come installare il suo progetto a lungo termine. In Italia il croato è stato a lungo considerato “il vigile del fuoco di turno” Dove “l’intermedio eterno” che viene a salvare i mobili, riordinare e mantenere un club in serie A prima di fare le valigie. La sua più lunga esperienza in panchina? All’Hajduk Spalato, tra aprile 2013 e febbraio 2015.
Otto mesi al PAOK, sette mesi al Karabükspor in Turchia, dieci mesi al Galatasaray nel 2017, solo quattro piccole partite all’Udinese nel 2018 prima di tornare lì nel 2019 per rimanere sette mesi. Un ritorno a Spalato poi nel 2020, da gennaio ad agosto. A Verona soggiornò nove mesi prima di partire di comune accordo con la sua dirigenza.
Calcio molto offensivo
All’Hellas Verona, con il suo allungato 3-4-3 o 3-4-2-1, Igor Tudor ha basato la sua filosofia sull’attacco con un forte muro in asse, composto in particolare dall’ex Niçois Adrien Tameze. Un sistema notevole per il pressing alto, l’aggressività, il ritmo intenso in contropiede ma anche il suo squilibrio con una difesa a volte troppo affidabile. “Da ex difensore, dico che cerco di attaccare, di essere propositivo. La differenza oggi come allenatore è che avrai un’idea e proverai a trasmetterla a chi si allena. Sono contrario a lanciare palle lunghe, tendo a giocare. ha spiegato al Gazzetta dello Sport nel 2018, citando Gian Piero Gasperini come modello.
Il tecnico croato sa tirare fuori il massimo dai suoi attaccanti come il trio Gianluca Caprari, Antonin Barak e Giovanni Simeone, uno dei tridenti più prolifici della scorsa stagione con 40 gol. È un allenatore del carattere vicino ai suoi giocatori che concentra la sua gestione su mente, durezza e austerità.
Non ha mai allenato in Champions League
Un’altra preoccupazione che potrebbe emergere a Marsiglia, Igor Tudor non ha mai guidato un solo incontro di Champions League da allenatore. Se la sua esperienza nelle grandi competizioni non è più da provare come giocatore (Mondo, Euro, Champions League), la preparazione non è la stessa, seduto in panchina a dare istruzioni a undici giocatori.
Quando sappiamo che quest’anno l’OM è tornato in Champions League e che tutti i marsigliesi sperano in risultati migliori rispetto al 2014 (ultimo nel proprio girone con 0 punti) e rispetto al 2021 (ultimo nel proprio girone con 3 punti) , l’arrivo di Tudor sulla panchina del Marsiglia non cancellerà – a priori – i fantasmi dei passati fallimenti della squadra olimpica.