L’approccio è ecologico, da un ambiente inteso come tutela: “L’ambiente riguarda la conservazione di ciò che è, da qui la decisione dei personaggi di preservare Marte dalla gola umana”, identifica Sylvain Tyson.
Distopia sotterranea
Perché nel racconto, la situazione sulla Terra non ha ancora finito di deteriorarsi, trascinando 30 miliardi di esseri umani in una distopia sotterranea, sotto gli auspici di una dittatura tecnica globale… con accenni anche di futurismo retrogrado. Di fronte alle preoccupazioni moderne, e in particolare all’ansia ambientale, gli autori confutano il processo di conquista e di espansione di molte opere, soprattutto americane, che vedono lo spazio come fuga e redenzione attraverso l’esilio (come il film). Interstellare, di Christopher Nolan). Si perdono nel pensiero di questo aspetto incontaminato e intatto, oggetto di estasi riguardo alla protezione in pericolo della sua stessa specie.
Per Marte, il “progresso” che consisterebbe nell’espansione del regno umano nelle stelle è indesiderabile e le soluzioni del tormento umano, se ce ne sono, devono essere dispensate dallo spirito di conquista. Per gli autori, preservare la bellezza è fine a se stessa. Sylvain Tyson conclude: “Se il futuro è bello come il lavoro di François Schouten, divento progressista”.