Almeno 86 persone sono morte nell’affondamento di una barca di migranti al largo delle coste italiane il 26 febbraio, secondo un nuovo rapporto, ancora provvisorio, annunciato mercoledì dal sindaco della città. “Questa mattina sono stati ritrovati altri cinque cadaveri, due uomini, una donna e due bambini di circa tre e otto, nove anni”, portando il totale a 86 morti.
Inoltre, “mancano ancora 14 o 15 persone disperse, anche se speriamo che qualcuno sia riuscito a sopravvivere e a far perdere subito le tracce del luogo dell’affondamento”, ha aggiunto Antonio Ceraso, precisando che sono proseguite le ricerche di eventuali altri corpi. All’alba del 26 febbraio un barcone proveniente dalla Turchia con a bordo circa 175 persone è naufragato a poche decine di metri al largo di Cutro, in Calabria, la regione povera che costituisce la punta dello stivale italiano.
Leggi anche: L’Italia prende il controllo della sua politica migratoria
Indagine aperta
Le autorità marittime, e in particolare le guardie costiere, sono sospettate di non aver reagito con sufficiente tempestività alle segnalazioni di presenza di una nave sovraccarica nell’area e la giustizia ha aperto un’inchiesta sulle circostanze di questa tragedia. . “Ma come è possibile che cose del genere succedano ancora oggi”, si è chiesto il sindaco di Cutro. “Queste persone se ne vanno per disperazione, il che significa che dove sono stanno vivendo una tragedia ancora più grande, stupri, violenze”, ha detto Antonio Ceraso, invitando “a trovare una soluzione per evitare queste tragedie”.
Leggi anche: Quando la polizia e le minoranze lavorano fianco a fianco per sradicare il razzismo
“Evangelista di zombi. Pensatore. Creatore avido. Fanatico di Internet pluripremiato. Fanatico del web incurabile”.