In un messaggio che circola sui social, Emmanuel Philibert de Savoie ha condannato le “leggi razziali del 1938” che “sentono ancora il loro peso sulle sue spalle”.
Chiedere scusa per gli errori del passato fatti da altri è sicuramente diventato uno sport nazionale nelle nostre società occidentali. Emmanuel Filiberto di Savoia, discendente del re Vittorio Emanuele III d’Italia, lo ha dimostrato ancora una volta, chiedendo scusa alla comunità ebraica italiana per i crimini del suo bisnonno, che ha collaborato con il regime fascista di Benito Mussolini. In una lettera circolante sui social aveva già chiesto l’amnistia per le leggi razziali firmate dal nonno che portarono alla deportazione di quasi 8.000 ebrei italiani dal 1943, riferisce in particolare franceinfo.
Così ha chiesto Emanuele Filiberto di Savoia in memoria delle vittime italiane dell’Olocausto “Mi dispiace ufficialmente” A nome della sua famiglia. “Condanno le leggi razziali del 1938, il cui peso sento ancora oggi sulle mie spalle e con tutta la Real Casa Savoia”.I libri di Scion, il Re d’Italia in particolare. Tuttavia, il principe ha voluto ricordare che la sua famiglia ha dato un contributo decisivo all’unità italiana concedendo completa parità di diritti agli ebrei italiani nel 1848.
La famiglia Savoia è stata punita per la loro collaborazione
Vittorio Emanuele III regnò dal 1900 fino ad abdicare al trono il 9 maggio 1946. Morì in esilio in Egitto il 28 dicembre 1947. Suo figlio, Umberto II, che gli successe, doveva abdicare un mese dopo gli italiani scelsero la repubblica tramite referendum, punendo così la famiglia per La sua collaborazione. Fino al 2002 la costituzione vietava l’ingresso agli ex coniugi reali ed eredi maschi della famiglia Savoia dalle terre italiane. Infine, il Parlamento ha modificato questa sentenza dopo che Vittorio Emanuele di Savoia e suo figlio Emmanuele Filiberto hanno giurato fedeltà alla Repubblica. I due uomini hanno chiesto per un po ‘260 milioni di euro di risarcimento per l’esilio, ma alla fine si sono arresi di fronte alla protesta provocata da quella richiesta.