I rifiuti nascondono un caso di corruzione?
In data 11 gennaio 2022, la Camera d’accusa della Corte d’Appello di Sousse ha riconsiderato il caso, dopo che la Corte di Cassazione ha ribaltato la sua decisione.
Lo stesso giorno ha deciso di deferire il fascicolo della presente causa al gip del Tribunale di primo grado di Sousse, a incaricare esperti ambientali e dei trasporti marittimi di valutare gli eventuali danni subiti dall’amministrazione e il colloquio. sospetti alla luce dei risultati delle perizie.
Ha inoltre ratificato la decisione iniziale del gip di chiudere le indagini, estendendo al contempo i mandati di cattura nei confronti di sei imputati, tra cui un ex ministro dell’Ambiente e degli Affari locali.
Ha anche rifiutato di revocare il divieto di viaggio alle persone che erano state presentate per il rilascio, che inizialmente contavano 19 persone, nonché al proprietario di “Soreplast” che è ancora latitante.
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Inoltre, secondo il Ministero dell’Ambiente tunisino, l’11 febbraio 2022 è stato firmato un accordo di cooperazione istituzionale tra Tunisia e Italia per rispedire i rifiuti nel paese di origine.
Il suddetto accordo “definisce gli obblighi di ciascuna delle parti in relazione alla restituzione in Italia dei 213 contenitori di rifiuti attualmente stoccati nel porto di Susa”, come precisato dal ministero.
Questi rifiuti sono stati restituiti a bordo della prima nave Arkas il 19 febbraio 2022.
Il ministero ha aggiunto che la ricarica del resto dei rifiuti stoccati in un magazzino nella città di Sousse, danneggiato da un incendio a dicembre, è oggetto di “consultazioni” tra le due parti.
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