Giovedì 8 aprile, il presidente del Consiglio transalpino ha qualificato il presidente della Repubblica di Turchia come un “dittatore”, reagendo al suo comportamento considerato inappropriato nei confronti di Ursula Von der Leyen. Ulcerata, Ankara avrebbe reagito bloccando un importante contratto commerciale con la Roma.
Tutto è iniziato con una storia di poltrone. Il 6 aprile, il presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si recano ad Ankara, nell’ambito di un incontro diplomatico con Recep Tayyip Erdogan. Sotto l’occhio vigile delle telecamere, il presidente turco fa sedere Charles Michel accanto a lui, relegando il capo dell’esecutivo comunitario su una sedia più distante, nonostante l’imbarazzo espresso da quest’ultimo. La stampa internazionale ha subito parlato di uno scandalo sciovinista, che presto sarà battezzato, il “sofagate”.
In questo contesto già teso, durante una conferenza stampa, su questo tema interviene il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e definisce il capo di stato turco “Un dittatore che dobbiamo cooperare”. Immediatamente, Ankara ha reagito convocando l’ambasciatore transalpino per delle spiegazioni. Poi, molti politici prendono la parola, criticando le parole del presidente del Consiglio italiano. Tra questi, Numan Kurtulmuş, leader del partito AKP in Parlamento, che ha risposto:
Caro Draghi, eccolo
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Beniamino Morante