Il borghese divenuto il drammaturgo preferito di Luigi XIV, Molière, che festeggia i suoi 400 anni, non ha lasciato alcuna traccia personale: nessuna memoria, nessuna corrispondenza, e nemmeno appunti che potessero far luce sul personaggio del più grande autore di fumetti. .
L’unica sopravvissuta dei suoi quattro figli, Esprit Madeleine, perse i suoi manoscritti, la sua prima biografia, La vita di M. de Molière, pubblicato nel 1705, e da allora ha alimentato leggende su Jean-Baptiste Poquelin. Oltre alle testimonianze del periodo, restano soprattutto le sue opere, una trentina di commedie in poesia e in prosa, le più insidiose delle quali sono attribuite a Cornell o addirittura a Luigi XIV.
Molti credono di circondarlo tracciando paralleli tra il suo personaggio e quello di Alceste, Argan o Arnolphe. Anche Michel Bouquet scoperto nella sua stanza Fare i conti con se stesso. “I vizi li ha dipinti, non solo perché li ha visti nel mondo, ma perché li ha vissuti di persona”., scritto nel 2017 dall’attore che ha interpretato il suo maestro più di 400 volte. Ma niente è meno certo.
Il puzzle di Molière inizia alla nascita. Il suo certificato di battesimo non fu trovato fino al 1820, datato 15 gennaio 1622 a Saint-Eustache a Parigi: poteva essere nato un giorno o due prima. Dai fatti documentati sappiamo che prometteva un futuro comodo: in quanto figlio maggiore, doveva ereditare dal padre l’ufficio di suppellettili e la servitù delle camere del re.
Orfano di madre all’età di dieci anni, crebbe tra le luminose arterie del Louvre e le viscere vivaci e pericolose di Les Halle. Lì ha acquisito un forte senso di controllo. Al Claremont College (ora Louis-le-Grand), i gesuiti gli insegnarono greco, latino e teatro. Erudito, Molière si ispirerà a Plauto, Térence, alle commedie italiane e spagnole. Nessuna prova della sua laurea in legge a Orleans: potrebbe aver comprato anche la sua laurea.
All’età di 21 anni, l’intrepido giovane rinunciò alla sua eredità per diventare attore, una carriera incerta, per poi essere colpito dalla scomunica. Questa chiamata rimane ambigua. Alla morte del fratello minore nel 1660, riprese la carica del padre e godette dell’accesso diretto a Luigi XIV.
Il 30 giugno 1643, ha documentato “The Brilliant Theatre”, con altri dieci acrobati tra cui Madeleine Bigart, un’attrice dai capelli rossi e ardente, familiare con i circoli letterari. Primo, un amante, che rimarrà per trent’anni il suo fedele compagno di vita. Il 23 gennaio 1662, Molière sposò Armandy, la figlia adultera di Madeleine (ufficialmente sua sorella). Era consuetudine che gli attori prendessero il nome “Campagna”: sceglievano “Molière”, che si riferisce a una cava. Non sappiamo perché.
In Jeu de Paume, il “teatro brillante” svanì: i debiti si accumularono e Molière fu imprigionato a Châtelet. Suo padre, che non è Arpagone, salda i suoi debiti. Il figlio è fuggito da Parigi all’età di 23 anni. Per 13 anni ha attraversato con le sue truppe la Francia. Fa gli interessi dei mendicanti, della borghesia, dei nobili: gli incassi sono importanti, il suo appoggio nelle alte sfere.
Da capo militare affermato, sogna di tornare nella capitale: preceduto da una reputazione di “anima meravigliosa”, Molière suona il 24 ottobre 1658 con il giovane Luigi XIV. Ha scritto solo due commedie, ma la sua commedia trionfa sul governatore.
Da attore diventa autore di successo stupido prezioso Fine 1659. “Questo fumetto svela una nuova forma di commedia, risultante da una parodia di usi mondani‘, scrive George Forrester nel suo libro Moliere. Poquelin spolvera per la commedia della moralità. dopo scuola femminile (1662) in cui esagera una fanciulla che si libera da un’educazione ridicola con una farsa, che va oltre il mero intrattenimento e smuove i baffi dei reazionari.
Ci vogliono cinque anni e tre versioni di Tartouf Per contrastare la censura organizzata dalla Compagnie du Saint-Sacrement, presa di mira indirettamente dal gioco dell’amante bugiardo. Il 5 febbraio 1669 vinse l’ostinato. Molière ha appena creato una commedia morale: la sua arte ora mira a correggere i vizi attraverso la risata.
La stella del campo ma il gol dei giansenisti, la creazione Don Juan (1665) permesso L’odio (1666), la sua opera più crudele ma più umana. Scrive ancora grandi commedie (avaro 1668, saggia donna, 1672), scherzi (Il dottore suo malgrado, 1666), una commedia all’italiana (Scapein imbrogliare, 1671) e la Commedia Ballet (Amo il dottore, 1665).
La leggenda narra che morì sul palco il 17 febbraio 1673. Infatti nella sua casa, 40 rue de Richelieu, morì improvvisamente poco dopo che gli spettatori avevano suonato l’argan. Il Joker ha fatto il suo ultimo disprezzo: in pelle falsa malattia, l’uomo di scena ha ceduto a un’emorragia causata da un vero e proprio “flusso”