sabato, Novembre 23, 2024
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Qual è il legame tra il rapper francese SCH e l’Italia?

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La spazzolatura più famosa della scena francese, CHS fuori posto. Se si chiama il mixtape che lo ha fatto sfondare nel 2015 A7, che prende il nome dall’autostrada che va da Lione a Marsiglia, le ispirazioni dell’autore vengono da più lontano: Julien Schwarzer, il suo vero nome, è un uomo influente; Immaginazione tedesca dal cognome (nonno berlinese), ma soprattutto ancoraggio italiano. Nessun rapper francese è stato così influenzato dalla penisola, dalla sua scena e dal suo immaginario. Il pretesto ideale per decifrare i fecondi legami tra Italia e rap francesetra scambi estetici e produzione comune.

Itinerario di un principe del sud

Dal 2015 e dalla sua collaborazione con Lacrim, pioniere in questo campo, SCH ha fatto molta strada. Diventato giurato – carismatico – di Nuova scuola in onda su Netflix, accolito di Jul e Soso Maness, è diventato uno dei maggiori venditori francesi di rap, ma non solo: un’icona popolare e simpatica bonariamente sbeffeggiata dal Palmashow.

Parodia di Palmashow.

Gli inizi sono umili, tuttavia. Padre camionista, madre infermiera, l’artista è cresciuto ad Aubagne, frazione di La Louve, nell’orbita diretta del pianeta Marte. Il giovane Julien Schwarzer ha quindi sicuramente sognato andare veloce che non proveniva da Marbella, ma dall’Italia, traffici da alcuni porti napoletani da cui attingeva l’acqua per fare il suo inchiostro.

DiA7 agli album che seguiranno, in particolare Giulio I E II (2018-2021) fino a Autostrada uscita lo scorso anno, l’immaginazione di SCH si è quindi risolutamente nutrita di una grappa nera e scura, necessariamente italiana. Influenza napoletana, prima, con il pezzo Gomorra e il suo monumentale filmato girato nell’ormai celebre quartiere Scampia di Napoli, triste esempio di urbanistica insieme megalomane e fallimentare.

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SCH, tuttavia, non nella denuncia. La sua originalità è altrove, risiede nella messa in scena di un corpo che stona allora, segnato dai tatuaggi, uno stile di abbigliamento poco visto, e osiamo dire, una forma di civetteria nuova in Francia, da principe del sud.

Gucci per i coraggiosi

Qui, quindi, nessuna muscolatura appariscente e virile, ma la scelta di un’estetica coerente che cattura lo sguardo. Quarantasette milioni di visualizzazioni dopo per questo singolo brano, ci accorgeremo ancora di questa zampa: la voce roca, ma anche questo stile pistolero molto 2015, maglia da calcio a maniche lunghe in piena estate, t-shirt e giacche ultra aderenti, coda di cavallo addosso capelli perfettamente stirati: l’ultimo cenno a cattivo ragazzo romana o calabrese.

clip Gomorra di CHS.

Se SCH garantisce di non essere né omosessuale, né poliziotto – d’altronde non lo evoca mai in questi termini, machismo obbliga –, ha uno stile che farà parlare d’Oltralpe. Questo stile si chiarirà in seguito fino alla sua formula finale: un’esuberanza – camicia griffata (Armani, Gucci o Balenciaga, immancabilmente), kitsch e giacche costose, un paio di Gucci per nascondere lo sguardo – incrociate con galee.

“Il mio daron si chiamava Otto, non gli piacevano i putos
Amico mio, saliamo, ci innaffiamo a vicenda
Qui, tutto per la famiglia, Cosa Nostra
Cuore nel ghiaccio, ricorda il fuoco
Le persone che amo, tavola mille eu, so che me le invidiano. »

L’estetica della camorra, il bling bling oltre a quello delle vere hits che sognano di ascoltare la grande canzone italiana. Quello della mafia e del padrino.

A Sole nero dei quartieri, il rapper cantastorie

Tanti riferimenti, dunque, che possono essere visti anche come una serie di noiosi e logori cliché attorno a un’Italia non proprio contemporanea. Tuttavia, ciò rovinerebbe parte del divertimento. Perché è qui appunto un canto d’amore a un immaginario, la possibilità di una narrazione. Mentre altri sognano di fare il padrino, con alle spalle una villa – in affitto – SCH ha la capacità di essere l’eterno rinnegato, a volte una vedetta, un sicario elegante e malinconico che perde tutti i suoi amici; il brutto anatroccolo di un’oscura famiglia surrogata.

“Il gusto per i numeri, il gusto per il rischio
Cosa non avremmo dato?
Per la banda, per il loro rispetto
Quale sarebbe stato perdonato?
Farò di peggio per costruire un impero
Esegui gli ordini, il cadavere è appesantito
Respiro, lo metto nella mia gomma e spiro
Ripenso ai tempi in cui avrei potuto restare lì. »

Dal luogo difuori dagli schemi che prenda forma così, SCH ha, infatti, la completa libertà di essere il narratore privilegiato di questo mondo che non esiste del tutto. Il suo talento non sta proprio nel tecnicismo della rima, ma nella capacità di creare un universo – decisamente popolare – più ambiguo in realtà di quanto sembri, dove si mescolano padrini e subalterni. La Vida Loca è quindi la vicina di una vita miserabile, e le due cose si fondono. Che ci piaccia o no, dai quartieri nord di Marsiglia alle città di Napoli, lo stesso orizzonte di attesa accomuna miseria e aspirazioni, nel bene e nel male.

Hype estetico e giochi di specchi

Questo insieme di riferimenti funziona su entrambi i lati del confine. Non saremo sorpresi di trovare un’introduzione in francese nella clip di Mentalità del rapper italo-tunisino Baby Gang. Quest’ultima riprende i codici di un attualissimo disincanto – quartieri francesi o italiani, stessa lotta, stesso razzismo -, mentre la cantante Priestess si affiderà all’equivalente italiano dei nostri cliché francesi con la sua canzone Maria Antoniettaun’ode alla regina caduta, a Monet e alla crème brûlée che lei descrive come “il dolce per eccellenza”.

Clip di Mentalità di Baby Gang.

Trappola e trapano o la possibilità di un universale (e standardizzato?)

Ma, oltre a un innegabile fascino estetico e alla vicinanza tra artisti incoraggiata da case di produzione comuni, come la prestigiosa etichetta Def Jam, questi legami hanno beneficiato anche dell’emergere di la trappola negli anni 2010, poi Drill, un suo sottogenere, ovvero il rap con melodie più semplici ed efficaci, che enfatizza un fraseggio molto standardizzato (rima all’inizio della frase successiva, distorsione delle parole, importanza relativa delle parole).

Se, visto dai centri urbani, il rap è sempre stato percepito come un linguaggio distorto o riappropriato, la comparsa di questi nuovi generi ha cambiato la situazione. I legami tra rap e lingua si trasformano: è un tono e un’intonazione che vengono ricercati. Anche un’estetica – ed è tutto questo il limite del genere -, virata su temi ricorrenti: un inno al traffico e alla vita dura, al rischio dell’omologazione e della stanchezza

Due lingue per una musica

Il significato relegato in secondo piano, la musicalità prende il sopravvento e l’ascolto di un artista tedesco, inglese o italiano da parte di un pubblico europeo, che non comprende le parole, è reso possibile. Prospettive piacevoli per le case discografiche che ora possono osare esportare senza rischiare di essere assolutamente schiacciate dalle produzioni in lingua inglese.

Lo testimonia il numero di featuring tra big dei due paesi: SCH ancora con Ghalli e Sferra Ebbasta, ma anche Gaza e Lazzo sul sound Ke lo Ko o anche Booba, vero re all’importanza poco detta in Francia ma che ha svolto, come altri prima di lui, un ruolo di contrabbandiere con l’hip hop americano più avanzato, e che viene spesso citato, in Italia, come riferimento.

Clip di Ke lo Ko di Gaza e Lazzo.

Il che non significa che la lingua sia evacuata: dove estetica e gusto di un fraseggio si incontrano, il ritmo, la cadenza, la possibilità o meno di intonazione hanno la loro importanza. È chiaro che, dimenticata ogni prospettiva commerciale, il francese e l’italiano hanno ritmi simili, la possibilità di giocare su suoni che, senza essere uguali, offrono somiglianze e parallelismi.

Così, legati da lingue cugine, grazie anche alla rinascita di un rap marsigliese più vicino a Roma che a Bruxelles, e che ormai infiamma tutto il territorio, i rapper francesi e italiani coltivano un legame che dura e si rinnova. UN vibrazioni unico che vibra in parallelo. E’ un’italiana, Sferra Ebasta, a sintetizzarla al meglio nell’ottima intervista con ricostituire : “Penso che Francia e Italia siano come cugine. L’hip-hop francese influenza l’hip-hop italiano e la cultura italiana influenza il rap francese. Siamo legati. »

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