La Camera d’accusa presso la Corte d’Appello di Sousse ha riesaminato, martedì 11 gennaio 2022, il cosiddetto caso dei rifiuti italiani, dopo che la sua decisione è stata ribaltata dalla Corte di Cassazione.
La Camera d’accusa ha deciso di deferire il fascicolo al GIP presso il Tribunale di primo grado di Sousse per incaricare esperti ambientali e marittimi di valutare i danni esistenti causati all’amministrazione e di interrogare l’imputato in tale ottica. Dai risultati delle esperienze.
Per contro, l’ufficio d’accusa ha ribadito la decisione preliminare del gip di chiudere l’istruttoria, estendendo le ordinanze di rinvio a sei imputati, tra cui l’ex ministro dell’Ambiente e del Territorio.
Ha anche rifiutato di revocare il divieto di viaggio rilasciato.
Per ricordare i fatti, un’azienda tunisina, dopo aver sfidato le leggi che vietano l’importazione di rifiuti domestici, ha stipulato un accordo con un’azienda italiana per importare 120.000 tonnellate di rifiuti all’anno, equivalenti ai rifiuti prodotti dal Grand Tunis per 15 giorni per 48 euro per tonnellata (circa 150 dinari) . L’importo totale del contratto è di circa 18 milioni di dinari all’anno.
Alla fine di dicembre 2020 sono stati effettuati diversi arresti in relazione al caso, tra cui il deposto ministro degli Affari locali e dell’ambiente Mustafa Arawi, il suo capo di stato maggiore, diversi direttori e alti dirigenti, nonché membri della dogana.
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