Cinq mois de hausse consécutives permettent à l’indice de production industrielle italienne de retrouver, et même dépasser, son niveau précédent la pandémie en février 2020. Weighs.
La produzione industriale è balzata ad aprile in Italia. L’aumento dell’1,8% in un mese segue quattro modesti aumenti mensili (0,3% a marzo, 0,1% a febbraio). L’indice della produzione industriale – che misura la variazione nel tempo del volume fisico della produzione completata in un settore – ha raggiunto 104,5 lo scorso aprile, più del livello fissato a 103,3 a febbraio 2020, secondo le statistiche in un comunicato stampa.
Tutti i principali segmenti di attività mostrano una crescita mensile. Annesso all’Istituto Italiano di Statistica. Ciò è particolarmente vero per i beni strumentali (+3,1%), l’energia (+2,4%) ei beni intermedi (+1,1%). I beni di consumo sono cresciuti proporzionalmente di più dello 0,5%.
Tutti i principali settori di attività hanno registrato aumenti ad aprile, compresi i beni strumentali, l’energia e, in misura minore, i beni di consumo (+0,5%).
Rispetto ad aprile 2020, un mese che ha visto la paralisi causata dalle mie misure restrittive draconiane, l’aumento non è una sorpresa ovvia. La produzione industriale è aumentata del 79,5%, ma ricorda che lo shock della pandemia è diminuito del 21,3% nel solo aprile 2020 e nel 2020 la produzione industriale è diminuita dell’11,4%, il peggior calo dalla crisi del debito nel 2009.
Ha messo in dubbio il congelamento dei licenziamenti
La ripresa dell’economia solleva la questione della fine del blocco della cassa integrazione, che è stato attuato 15 mesi fa in Italia. Questa misura, unica in Europa, dovrebbe scadere il 30 giugno per le grandi aziende. E mentre i sindacati temono uno “tsunami sociale”, il Movimento 5 Stelle si batte per una proroga fino al primo settembre. Al contrario, l’associazione di Matteo Salvini rivendica “libertà di lavoro” per le imprese.
All’inizio di giugno la Commissione Europea ha ritenuto “controproducente” questa misura cautelare italiana in quanto tutela i dipendenti con contratto a tempo indeterminato ma “non precari”.
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