Completamente sconosciuto in Francia, Fernando Di Leo (1932-2003) ha lavorato a molti scenari di western negli anni Sessanta (“Django”, di Corbucci, “Johnny Yuma”, di Guerrieri …) prima di realizzare film non punto di chafer come “Red rose per il fuhrer “o” Le bambole erotiche insoddisfatte “. La sua trilogia di thriller, ora ristampata, in bellissime copie restaurate, è di un altro calibro. Scopriamo, a ritmo frenetico, in un bagno di ultraviolenza (riflesso del cinema americano come della situazione politica del tempo in Italia) storie di regolamento di conti che lasciano molti rigidi sul marciapiede. In “Milan calibre 9” (1972), un gangster esce di prigione, marchiato nei pantaloni dai suoi vecchi amici, convinto di aver nascosto un bottino. Nella falena assoluta, Mario Adorf è strabiliante. Troviamo l’attore, ancora più emozionato, in “La mala ordina” (1972) al fianco di Woody Strode (il gladiatore nero di “Spartacus”!) E Henry Silva, in una caccia all’uomo mozzafiato. Sylva, che riprende il suo ruolo preferito, quello di un gelido sicario, in “The Boss” (1974). Guardare oggi questi tre film di serie B, così segnati dalla loro epoca (nel genere delle gambe di eph ‘, grossi calibri e piccolo nonno), regala un piacere colpevole, tra paura e risate. Non vedo l’ora per il resto!
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