“Petit corps” diretto da Laura Semani è stato proiettato lunedì nella competizione ufficiale del Festival del cinema mediterraneo di Tetouan. Il film, una coproduzione italo-francese-slovena, racconta la storia della giovane Agata nata in Italia all’inizio del XX secolo, una bambina morta, condannata all’oblio.
Agata sente parlare di un luogo in montagna, dove i bambini possono essere riportati in vita per un respiro, per essere battezzati e per salvare le loro anime. Si imbarca in un viaggio con il cadavere della sua giovane figlia nascosto in una scatola e incontra Lynx, un ragazzo solitario che si offre di aiutarla. Si imbarcano in un’avventura che permette loro di avvicinarsi a un miracolo.
Religione, superstizione, Laura Samani sembra avere un talento speciale per l’argomento, il suo straordinario cortometraggio del 2016 si chiamava già “La Santa Chi Dormy” (Il santo dormiente). Il titolo del suo primo lungometraggio, Piccolo Corpo, che evoca la dolcezza di un neonato e l’orrore di un corpo senza vita, è emblematico della commistione di metodi con cui racconta il viaggio dei suoi personaggi, tra verismo e fantasia, una sorta di realismo magico.
Riesce a trasportare lo spettatore in un viaggio inquietante attraverso il passato per riflettere meglio il presente.
L’ideazione e lo sviluppo del film supportano questa influenza sulla semplicità ponderata. Set naturali, illuminazione a lume di candela, riprese continue, costumi unici dai colori tenui, recitazione, dialoghi con più accenti, tutto è padroneggiato, pensato. Leggenda, racconto popolare, Laura Smani gioca con miti, simboli, lasciando lo spettatore senza possibilità di identificazione con i personaggi. È immerso nell’universo creato dal regista, e gli odori, il freddo, il caldo, la fame, la fatica, la paura sono quasi percettibili. Un film sui sentimenti.
Nell’ambito del 27° Festival del Cinema Mediterraneo di Tetouan, la mostra fotografica “Archival Alchemy” è stata inaugurata lunedì presso il Center for Modern Art. La mostra è dedicata a una retrospettiva ea una selezione parziale relativa ai momenti salienti del percorso del festival. Ricostruisce la memoria di un’azienda partita da piccolissima per trasformarla in un imperdibile luogo di incontro del cinema mediterraneo. Una mostra che racconta la storia di un amore incondizionato per il cinema. L’obiettivo è ricostruire il corso del Festival del Cinema Mediterraneo, attraverso una raccolta di immagini, dai primi momenti della sua apparizione nel 1986 fino ad oggi.
Per Abdelkarim Chiger, curatore, “Questo è solo l’inizio di un ambizioso progetto di utilizzare l’archivio di immagini del festival che riflette il posto che occupa ora tra i maggiori eventi cinematografici internazionali”. “Speriamo di arricchirlo in futuro, con continue versioni a venire”, conclude.
DNES: Mahdi Al-Wasat
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