Che si tratti di un momento di familiarità, di (ri)motivazione, di chiacchierate con i colleghi o semplicemente di prendere fiato, le pause caffè e altri momenti di relax sono un vero rituale quotidiano al lavoro. Un nuovo studio rivela che questi piccoli momenti non danneggiano la produttività o la concentrazione, anzi! Secondo l’indagine condotta dai ricercatori di Tandon School of Engineering presso la New York University (NYU Tandon), queste pause possono stimolare l’attività cerebrale e migliorare le prestazioni cognitive.
Le pause caffè e la musica contribuiscono al benessere sul lavoro
Gli scienziati della NYU Tandon hanno utilizzato una nuova tecnologia di monitoraggio del cervello per condurre il loro studio. L’algoritmo sviluppato da Rose Fakih, assistente professore di ingegneria biomedica alla NYU Tandon, è stato chiamato “Mindwatch”. È stato sviluppato per analizzare l’attività cerebrale delle persone utilizzando un sensore di attività elettrica (DAE). I partecipanti allo studio hanno quindi indossato braccialetti per il monitoraggio della pelle e fasce per il monitoraggio del cervello, mentre si dedicavano o meno ai piaceri quotidiani (ascoltare musica, bere caffè, annusare profumi).
Questo lavoro ha permesso ai ricercatori di dimostrare che la musica e il caffè sono collegati alla “massima prestazione cognitiva”. L’ascolto della musica è emerso come lo stimolante più convincente per migliorare le prestazioni cognitive, in particolare le attività che richiedono concentrazione della memoria. Il consumo di caffè è al secondo posto, con “notevoli miglioramenti delle prestazioni”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, fare una pausa caffè o ascoltare musica mentre si lavora non è altro che una perdita di tempo!
Algoritmo di gestione dello stress
Lo studio non solo evidenzia l’aspetto motivante di queste pause, ma mostra anche che l’algoritmo sviluppato dai ricercatori può aiutare a svolgere in modo ottimale i compiti professionali. L’obiettivo, infatti, è quello di riuscire eventualmente ad autovalutare in tempo reale il livello di eccitazione cognitiva di un individuo, ad esempio rilevando momenti di stress o di disconnessione. Quindi l’algoritmo può indirizzare la persona verso un compito semplice e sicuro, come ascoltare musica.
“La pandemia ha colpito la salute mentale di molte persone in tutto il mondo e ora più che mai è necessario monitorare costantemente l’impatto negativo dei fattori di stress quotidiani sulle funzioni cognitive”, spiega Rose Fakih, che ha guidato questo lavoro. Tuttavia, lo studio richiede ulteriori ricerche su un gruppo più ampio di individui, per verificare se questi stimolanti funzionano su larga scala.
“Appassionato di alcol. Piantagrane. Introverso. Studente. Amante dei social media. Ninja del web. Fan del bacon. Lettore”.