martedì, Novembre 19, 2024
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“Moto GP, 1000 era una volta”, documento di 300 ore con Giacomo Agostini

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Dopo “Jean Todt, il metodo”, Amandine Morheim si è interessata alla storia del Motomondiale, di cui si sono appena svolti i 1000 Gran Premi in Francia. E come filo conduttore in questo nuovo documentario, il giornalista di CANAL + ha potuto contare sulla presenza del pilota italiano, vera leggenda della Moto GP.

Inizi molto amatoriali

Il montaggio di questo documentario è originale, poiché fonde continuamente immagini di tutti i periodi, dalla creazione delle World Series nel 1949 ad oggi. L’idea: mostrare nei quattro giorni – preparazione, prove, qualifiche e gare – del weekend del Moto GP come si è evoluto lo sport in più di sette decenni, e questo a tutti i livelli.

E chi racconta l’era dei pionieri meglio del detentore del record per numero di titoli mondiali (15 vittorie) tra il 1966 e il 1975? Possibile palio perché, come ricorda il documentario, era comune all’epoca che i piloti gareggiassero in più classi nello stesso fine settimana, e quindi mettessero in scena gare di serie nonostante la stanchezza e i pericoli.

Ovviamente non è questa l’unica differenza con la Moto GP di oggi. Il pilota italiano ricorda, ad esempio, che le prime gare non erano organizzate su circuiti ma su strade tradizionali, con i rischi che comportava, come testimonia l’archivio di terrificanti incidenti dell’epoca, Dove i morti sono ammucchiati come in F1.

Dal campeggio alle case mobili

Le immagini mostrano anche che il Gran Premio è stato organizzato con strutture di sicurezza e strade a dir poco ridicole, in particolare le balle di fieno, che fortunatamente sono cambiate molto. Certo, anche la Moto GP era meno professionale in quegli anni.

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Gli archivi affermano che molti piloti dilettanti svolgevano anche il ruolo di meccanici, quando le stelle odierne della disciplina si sarebbero evolute in “case mobili” più spaziose e lussuose.

La preparazione fisica è diventata visibilmente più difficile, anche se un fuoriclasse come Giacomo Agostini è avanti sotto questo aspetto. Ormai ottantenne, la leggenda italiana è ancora in ottima forma e lavora ancora duramente per continuare a guidare le moto. Nella sua casa bergamasca, Agostini apre le porte della sua vita quotidiana alla troupe del documentario, confermando che la sua popolarità rimane alta in Italia.

Popolarità in crescita

Sempre felice di essere un incantatore, il pilota evoca anche metà dei testi di liberazione sessuale degli anni ’60 e ’70 su cui ha chiaramente capitalizzato e supporta le immagini. E se l’immagine delle donne nel mondo del motociclismo non è necessariamente cambiata molto, non si può negare che anche il pubblico della Moto GP sia sempre più importante. Il documentario si immerge anche nell’intimità dei fan che viaggiano per recuperare tutto il fine settimana e che hanno formato una comunità affiatata per decenni.

Va anche detto che alcuni dei piloti hanno fatto molto per promuovere lo sport, in particolare un altro italiano presente nel film: Valentino Rossi, jolly nove volte campione del mondo. Vediamo anche il genio spagnolo Marc Marquez, vincitore di otto titoli mondiali e, ovviamente, il beniamino del nostro Paese, Fabio Quartararo, primo francese campione del mondo di motociclismo, al quale auguriamo lo stesso record di Giacomo Agostini.

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