La morte del soprano italiano Renata Scotto, all’età di 89 anni, è stata annunciata dal quotidiano italiano La Stampa questo 16 agosto. La scomparsa, nella notte tra martedì e mercoledì, è stata confermata dal sindaco della sua città, Savona, Marco Russo, che ha deplorato la perdita di una “cantante unica, grande musicista, grande donna, colta, raffinata, generosa e semplice che diede a Savona la sua notorietà e la illuminò con la sua presenza”.
Se l’opera italiana degli anni Cinquanta e dei primi Sessanta fu alimentata dalla presenza di due giganti di nome Maria Callas e Renata Tebaldi, lo stesso fenomeno si verificò negli anni Settanta e Ottanta con Mirella Freni e Renata Scotto. La dualità è un po’ la stessa: come Tebaldi, Freni era la voce “assoluta”, in un certo senso, mentre Scotto era in tutto e per tutto l’attrice.
Il suo repertorio era incentrato su Puccini, Verdi, Donizetti ei suoi ruoli leggendari tanto più numerosi in quanto è stata ospite fissa di James Levine al Metropolitan Opera durante le riprese delle prime registrazioni video, trasmissioni televisive e poi laserdisc. Fu per Renata Scotto che Fedora di Giordano andò in scena nel 1984, ruolo travolgente che assunse ancora, sotto la regia di Roberto Abbado e lo sguardo delle telecamere, nel 1997 sul palcoscenico newyorkese.
Dagli anni ’50
La vocazione di Renata Scotto è molto precoce e inizia gli studi di canto da adolescente a Milano. Nel 1953, all’età di 19 anni, cantò il ruolo di Violetta (La Traviata) in un teatro milanese. La giovane cantante ottenne poi vari ingaggi in Italia. Ha avuto un clamoroso debutto sulla scena internazionale nel 1957 al Festival di Edimburgo, sostituendo Maria Callas in un’altra di una serie di spettacoli di il sonnambulo di Bellini, serata aggiuntiva che la Callas si rifiuta di assumere. Renata Scotto ha 23 anni, non ha mai cantato il ruolo ed è un trionfo!
Quando fece il suo debutto al Metropolitan Opera nel 1965, era nel ruolo principale di Madama Farfalla. Questo è uno dei ruoli che segneranno la sua carriera. Le sue due grandi incisioni, una con Barbirolli (EMI-Warner), l’altra con Maazel (Sony), rimangono ancora oggi i riferimenti della discografia, insieme a quella di Freni-Karajan (Decca).
La storia d’amore tra il Metropolitan Opera e Renata Scotto culminò nel 1977, quando fu scelta per inaugurare la serie di trasmissioni televisive “Live from the Met”, cantando Mimì in Boemo, con Luciano Pavarotti al suo fianco nei panni di Rodolfo. La televisione gli assicura una notorietà che va oltre il quadro tradizionale dei dilettanti. Al Met i suoi soci sono i tre grandi: Pavarotti, Domingo (un big Manon Lescaut documentato in video) e Carreras. Nel 1982, mentre il Met girava ancora una volta Boemo, con la coppia Stratas-Carreras, Scotto si concede il piacere di vestire i panni di Musette! Al Met canta, tra le altre cose, Lucia di Lammermoor, La Traviata e Gilda dentro Rigoletto.
La voce di Renata Scotto è molto caratteristica, con una leggera tensione, un inasprimento negli acuti. Ne era molto consapevole, ma ha ucciso la perfezione insapore. Domingo era pieno di elogi per questa “attrice-cantante” che dava importanza ad ogni parola.
Diversificazione
Alla fine degli anni ’80 Scotto si interessò alla regia. È il Met, anche lì, a metterlo sulla staffa proponendogli un Farfalla nel 1986. In Italia ha poi messo in scena Lui pirata E La Sonnambula di Bellini. Nel 1995 Renata Scotto fonda una nuova traviata alla trasmissione della New York City Opera su PBS che ha vinto un Emmy Award come “Miglior evento musicale dal vivo”. Come regista, Scotto ha lavorato anche in Finlandia (norma), in Grecia (lucia) e Svizzera (Il Wally).
La carriera di Renata Scotto si distingue per la sua longevità. Con debutti nel 1953, cantando ancora Federa al Met nel 1997 è davvero eccezionale. Si distingue anche per una grande curiosità. Così si rivolge Renata Scotto La voce umana di Poulenc nel 1998 e ha esordito nel 2001 nel ruolo di Clitennestra nelElettra di Strauss a Baltimora, ruolo che canterà poi a Siviglia.
Negli ultimi anni Renata Scotto è stata molto attiva come pedagoga, animando accademie e tenendo numerose masterclass. Nel 2016 ha confidato a Opera Wire una ricetta che può riassumere la sua arte: “Lavoro molto sul corpo con gli studenti. Il linguaggio del corpo dovrebbe accompagnare la canzone e il testo. Il corpo si muove con la voce e l’espressione. Tutto è comunicazione ed espressione. Le mani sono molto importanti per aiutare l’espressione ma non troppo. Tutto è nella misura delle cose. »
Da vedere in video
“Evangelista di zombi. Pensatore. Creatore avido. Fanatico di Internet pluripremiato. Fanatico del web incurabile”.