Daejeon, Corea del Sud – Gli azzurri sono stati eliminati ieri a Daejeon nella finale dei Mondiali 2002 da 11 giocatori sudcoreani ma anche da 42.000 spettatori che hanno espresso per diverse ore la loro passione per la qualificazione a sorpresa dei Reds ai quarti di finale.
I giocatori della Squadra Azzurra sono stati però avvisati dagli striscioni issati sul campo rosso vivo. Lo stadio Daejeon doveva diventare la “Porta dell’Inferno!” Pit de Gigante! (“Porta dell’Inferno, Fossa dei Giganti”), sarebbe la loro tomba dove venivano accolti con sarcasmo (“Benvenuti alla Tomba degli Azuri!”).
Prima della partita, i “Red Devils” avevano confermato, a grandi lettere bianche, di voler ripetere quanto accaduto nel 1966 (“ancora 1966”), quando l’Italia fu eliminata dopo la sconfitta contro la Corea del Nord (0-1).
«Sono abituato a giocare davanti a 80.000 spettatori», ha risposto con un certo sdegno Francesco Totti quando, il giorno prima della partita, gli è stato chiesto del clima ostile che lo aspettava. nessuna relazione. Un giornalista britannico ha affermato che durante le sei finali della Coppa del Mondo non aveva mai visto un tale fervore patriottico né sentito un simile tumulto.
Alle 18, dallo stadio hanno iniziato a suonare “Bilsong Korea” (“Vittoria per la Corea”), l’inno della band di Hiddink, e “Tae Han Min-kook” (“Repubblica di Corea in Hangul”). Non si sarebbero fermati.
Bronca impressionante
Poco prima della partita, un gruppo di tifosi italiani ha potuto approfittare di un breve momento di silenzio per gridare lo slogan “Italia, Italia!” Questa era la loro unica, breve occasione per far sentire la loro voce.
Appena si sono riscaldati, gli italiani sono stati fischiati. I primi palloni si scambiarono sotto l’imponente Bronca. Anche dopo il gol di Christian Vieri dopo un quarto d’ora di gioco, lo stadio ha continuato a cantare.
I giocatori coreani hanno sottolineato l’importanza di questo supporto. Al termine della partita hanno ringraziato i tifosi comunicando a lungo con loro.
Da lunedì sera i sostenitori si sono riversati fuori dalla stazione di Daejeon. Alcuni si accamparono per diversi giorni davanti allo stadio, sperando di vincere il prezioso biglietto. Decine di migliaia di coreani, che non sono riusciti a procurarsi i biglietti, si sono radunati davanti agli schermi giganti installati in città.
All’inizio della giornata, la casa dell’ospedale viene curata dai medici e dai pazienti malati del viso e del corpo, da altri pazienti indiani, dalle zone colpite e dalle malattie, contro ogni logica, per garantire questa Vittoria. Al fischio finale, i fuochi d’artificio hanno dimostrato che le loro parole erano vere. Poi l ‘”Armata Rossa” scese nelle strade della città.
Gli spagnoli sono avvisati. Sabato, a Gwangju, toccherà a loro vivere l’inferno.
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