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L’opera come strumento della rivoluzione, dal Nabucco di Verdi a La Muette de Portici di Uber

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E se la musica avesse il potere di compromettere i poteri? E se con Oprah potessimo fare una rivoluzione? Sia nella storia del Belgio che in quella d’Italia, grandi sconvolgimenti politici derivarono direttamente o indirettamente dalla rappresentazione dell’opera. Ce lo racconta Valentine Jongen attraverso il cinema, con Senso Luchino Visconti e Sissi affrontano il loro destino nei panni di Ernst Marischka.

L’opera come strumento di rivoluzione

Agosto 1830 a Bruxelles. A La Monnaie, il pubblico scopre un’opera di Daniel Francois Esprit-Oper, che rimarrà per sempre la storia della nostra nazione. Questa opera si intitola Moet Portici È inseparabile dalla storia del Belgio. E per buona ragione quest’opera, e in particolare uno dei suoi duetti, Sacro amore per la propria patriaÈ l’origine della rivoluzione belga del 1830. Moet Portici Suona e suona le musiche della rivolta dei pescatori napoletani contro il giogo della Spagna nel Seicento.

La rivoluzione del popolo italiano, tema più volte rappresentato nel cinema. Tra i film che hanno affrontato l’argomento, due di essi rappresentano questa rivoluzione attraverso l’opera.

Verdi è il simbolo dell’unità d’Italia

Nel 1954 Senso viene scoperto dal grande pubblico da Luchino Visconti. Il film è ambientato a Venezia nel 1866 mentre l’Italia, alla vigilia della sua unificazione, è ancora occupata dagli austriaci. La scena iniziale si svolge prima dello scoppio di una rivolta popolare durante l’opera Le Trouvère di Giuseppe Verdi alla Fenice di Venezia.

Qualche anno dopo Visconti, nel 1957, anche il regista austriaco Ernst Marischka scelse di organizzare questa atmosfera rivoluzionaria nella terza parte della sua serie. Sisi. Ancora una volta, la musica di Verdi viene usata per denunciare l’oppressione dell’occupazione austriaca degli italiani. Infatti, gli aristocratici abituati all’opera avevano ceduto il posto ai loro servi cantori all’arrivo della coppia imperiale, “Coro degli schiavi” Estratto di nabucco.

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Una scena molto cinematografica che si è svolta “nella vita reale”, nel 2011, anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, all’Opera di Roma. Il capitano napoletano Ricardo Muti guida Nabucco e in un attimo il coro degli schiavi brilla, una certa emozione prende il sopravvento. Alla fine della scena, nella stanza scoppiano gli applausi, il pubblico esplode e chiede di ripetere l’aria, e possiamo sentire FIFA Italia. C’è da dire che l’opera Nabucco e quest’aria hanno avuto una risonanza speciale in Italia per Silvio Berlusconi. Prima di soffiare aria Vai pensatore! Nella performance integrale, Riccardo Moti ha risposto con un annuncio: “Sono d’accordo con Viva l’Italia. Ma stasera, quando cantava il coro Oh il mio paese, così bello e perdutoHo pensato che se avessimo ucciso la cultura su cui poggiano le fondamenta dell’Italia, la nostra patria sarebbe stata davvero bella e perduta”.

Che sia a Bruxelles nel 1830, in Lombardia o in Veneto a metà del 1800, nei film degli anni ’50 o sotto la direzione di un leader italiano nel 2011, o ancora più recentemente in una città occupata in Ucraina, la musica dà alle persone la forza di combattere e credi nella libertà.

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