Stéphane Francois, storico delle idee e specialista dei diritti radicali, in Francia e all’estero, Pubblicato da L’avanguardia dell’estrema destra (Edizioni de La Lanterne, 160 pagine, € 17), un libro in cui questa famiglia politica è trattata con molteplici sfumature da un punto di vista culturale. Professore di Scienze Politiche all’Università di Mons (Belgio) ne analizza le molteplici influenze: sottolinea l’importanza dell’esoterismo o di alcuni miti come i Vichinghi.
Nel tuo libro ti avvicini all’estrema destra da un punto di vista culturale, attraverso riferimenti storici o religiosi, musica o addirittura libri. Si può parlare di controcultura?
Sì, certo, anche se è ancora molto complicato. È emerso come movimento negli Stati Uniti negli anni ’60, in opposizione alla guerra del Vietnam. Si sviluppò così una vera e propria controcultura non conservatrice e non militare, che fondeva vari elementi, scientifici e popolari, spirituali oltre che politici o musicali. L’estrema destra farà lo stesso, con un leggero spostamento. Dagli anni ’70 vedremo emergere riferimenti alla cultura popolare, soprattutto in Italia. Gli attivisti, in particolare i neofascisti, useranno questi elementi per farne un segno della loro ideologia. Tale era il caso dei campi hobbit in Italia [organisé alors par la section jeunesse du Mouvement social italien, néofasciste] Con un collegamento esplicito a Tolkien. Successivamente, verranno pubblicati diversi libri di tipi di alfabeti anticulturali. Con riferimenti a Sparta, il film 300, cenni a band o cantanti come Joy Division, Morrissey e The Smiths. C’è il desiderio di mescolare i diversi elementi che danno coerenza intellettuale e culturale al movimento.
È un’idea coerente?
Sì, anche se questa controcultura di estrema destra si nutre di elementi preesistenti, in particolare dei margini religiosi, e del fascino pagano delle avanguardie conservatrici. Il punto comune è il desiderio di creare una cultura comune per rovesciare la cultura dominante. Se questa cultura è chiusa, è tuttavia internamente diversificata con molte correnti molto diverse: neopagani, cattolici tradizionali e skinhead dell’estrema destra. Il minimo comune denominatore è l’idea di creare una controcultura “bianca”, fuori dai valori peculiari agli europei e ai discendenti europei.
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