Gigi è un poliziotto cittadino. Ama le piante, gli alberi e la natura. Il suo giardino è un luogo selvaggio dove le piante sono libere di esprimersi, cosa che non piace ai vicini. Lo prendono in giro per averli tagliati. Il suo lavoro mostra la stessa indifferenza. È la legge sì, ma è una meravigliosa legge umana. Non applica necessariamente le regole al discorso quando non è ritenuto necessario. Gigi è una persona semplice, toccante come la natura che la circonda. È completamente in osmosi con il suo territorio, una zona al confine tra Veneto e Friuli.
Il film lo mostra in uniforme alla guida della sua auto della polizia, a volte da solo, a volte accanto a un collega. Egli pattuglia, controlla, interroga e assiste. Parla anche ma poco. O con un collega o, da solo, nel microfono con la centrale. La gente del posto non parla molto. I suoi modi volubili spesso lo mettono nei guai. Il suo capo, una figura spettrale chiamata beffardamente “il fagiano”, lo mette nel mirino.
Gigi ha un’anima sognante. Anche nei confronti del suo affascinante giovane, mantiene il suo lato gentile. Lui flirta con lei in modo strano. Onestamente. Come una specie di dovere.
Gigi la loi è un film fedele all’immagine del protagonista. Nei chilometri percorsi dall’auto di Gigi, scopriamo questo meraviglioso territorio tra mare e montagna. Alessandro Comodin, il giovane regista del film. Una simpatica sorpresa cinematografica ci porta un po’ di dolcezza su questo triste ritorno a scuola.