Giorgia Meloni ha ospitato questa domenica a Roma i leader dei Paesi del Mediterraneo per promuovere una nuova modalità di cooperazione tra Paesi di immigrazione e Paesi di emigrazione, sul modello dell’accordo firmato dall’Ue con la Tunisia con l’obiettivo di frenare l’arrivo dei migranti nel Vecchio Continente. Il primo ministro italiano di estrema destra ha aperto la conferenza fissando le priorità per quello che lei chiama “il processo di Roma”.
“Lotta all’immigrazione clandestina, gestione dei flussi di immigrazione legale, sostegno ai rifugiati e, soprattutto, la cosa più importante, altrimenti tutto quello che faremo sarà insufficiente, un’ampia cooperazione per sostenere lo sviluppo dell’Africa, e in particolare dei Paesi di origine” dei migranti, ha precisato.
Senza Francia o Spagna
Tra le personalità presenti, i presidenti della Tunisia Kais Saied, degli Emirati Arabi Uniti Mohammed ben Zayed, della Mauritania Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, l’Alto Commissario dell’UNHCR Filippo Grandi, e delegati delle principali istituzioni finanziarie internazionali. Francia e Spagna non hanno rappresentanti.
Durante la campagna legislativa del 2022 che l’ha portata al potere, Giorgia Meloni aveva promesso di “fermare gli sbarchi” di migranti in Italia. Il suo governo ha poi messo i bastoni nelle eliche delle navi umanitarie, senza però prosciugare le partenze. Secondo Roma, circa 80.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo e sono arrivate sulle coste della penisola dall’inizio dell’anno, contro le 33.000 dell’anno scorso nello stesso periodo, per lo più dalla costa tunisina.
Le ONG si stanno alzando
Di fronte a questa constatazione, Georgia Meloni e the Commissione europea hanno intensificato per diversi mesi il loro “dialogo” con la Tunisia, promettendo finanziamenti se il Paese si impegnerà a contrastare l’emigrazione dal proprio territorio. Bruxelles e Roma hanno così firmato la scorsa settimana con il presidente tunisino un memorandum d’intesa che prevede in particolare un aiuto europeo di 105 milioni di euro destinato a impedire la partenza di barconi di migranti ea contrastare i trafficanti.
L’accordo prevede inoltre un maggior numero di rimpatri di tunisini in situazione irregolare nell’UE, nonché rimpatri da Tunisia migranti dall’Africa sub-sahariana verso i loro paesi di origine. Un alto funzionario dell’UE che ha parlato in condizione di anonimato ha confermato che l’UE è desiderosa di negoziare partenariati simili con l’Egitto e il Marocco. A Roma, il presidente mauritano ha avvertito che occorre prestare particolare attenzione “ai paesi e alle regioni che affrontano situazioni economiche, politiche e di sicurezza critiche per sostenerli al meglio” e per fornire “le risorse finanziarie necessarie per la loro attuazione”.
Le ONG, invece, si stanno alzando. Sea-Watch si rammarica che “l’UE e i suoi Stati membri continuino a inasprire le loro micidiali politiche di isolamento” mentre Human Rights Watch ritiene che “l’Europa non abbia imparato nulla dalla sua complicità negli atroci abusi commessi contro i migranti in Libia”. Per il ricercatore indipendente Yves Pascouau il fatto che esista un “canale di discussione” tra l’Europa ei Paesi di partenza è positivo, ma ritiene che manchi una “riflessione a lungo termine”.
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