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La grande poesia negli abissi de “Il Buco”

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La grande poesia negli abissi de “Il Buco”

Sono venuti dal nord. Dormirono nel villaggio e abitarono nel sacerdote. Sono giovani, allegri, determinati, guidati da un grande progetto.

Il villaggio li vedeva a malapena. Il villaggio stava guardando la TV che furono poi, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, gli inizi. C’era un solo pilastro per tutti, che il proprietario del caffè aveva allestito nella piazza di fronte al suo balcone.

Quando quelli del nord tornavano al loro camion per salire in alto, il vecchio pastore, o meglio il pastore, che viveva lì con i suoi animali, li guardava scaricare le loro attrezzature e le loro tende e si accampavano vicino alla grande fossa. Non è venuto a riceverli e probabilmente non lo hanno nemmeno visto.

Come ogni giorno dagli albori della storia, mucche e tori pascolano, gettando uno sguardo insondabile in questa buca spalancata in mezzo all’altopiano dei pascoli che la alimentano.

E per questo buco che si chiama Abisso del BifortoSulle montagne della Calabria giunsero questi giovani vivaci, dotati di congegni tecnici. È lui che designa il titolo del film, ubriaco Significa “l’abisso”. Ma Bifurto non è l’unico baratro da aprire.

I nuovi arrivati ​​sono speleologi, ricercatori e matematici, esploratori della cavità allora più profonda in Europa. Si organizzano, scendono. Il vecchio sul pendio della collina non si muove. Che era malato.

Due mondi, stesso mondo

Il nuovo film di questo meraviglioso regista che è proprio Michelangelo Framartino, avvistato grazie ai primi due, Il Don E Quattro Voltasi dispiega così, in ciò che ognuno vive come due mondi diversi, ma uguali.

la pellicola È una ricostruzione fedele delle grotte compiuta da una équipe torinese nell’agosto del 1961. È un commento alle ultime elezioni presidenziali in Francia, e una delle più belle rappresentazioni che il cinema ha dato delle complesse crisi descritte e di ciò che tenta di confrontarsi con la cosiddetta ecologia.

Nelle viscere della terra cerca e apri. | film di diamanti

Il Poco La spedizione accompagna passo dopo passo le viscere e le grotte che scendono per 685 metri sottoterra. Splendide foto di bellezza, intensa presenza di rocce, acqua, ombra e il potere esplorativo del raggio di luce del casco, che è anche l’aspetto stesso della fotocamera.

In TV, gli abitanti del villaggio stavano guardando un servizio di un edificio di Milano che era la torre più alta d’Europa, Tori Perelli. La verticalità del progresso, dalle costruzioni moderniste, dalle esplorazioni di ciò che l’uomo deve ancora scoprire come regioni, in particolare nella crosta terrestre.

Questa è l’era che sembri volere, e la rivista in cui il nuovo presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, per un ambizioso programma spaziale chiamato Ebuca. Gettata nell’abisso, una versione infuocata servì a far luce, per un momento, sulle sue insondabili profondità.

In montagna, che sicuramente non è orizzontale ma non ha nulla a che vedere con questa verticale, devi prenderti cura del vecchio. A dorso di un asino arriverà un medico del villaggio, ignorando gli speleologi e il loro camion.

Guarda, realizza, capisci diversamente

Underground, un’avventura che fa parte della vivace saga che ora sappiamo essere finita. In superficie, sta accadendo un dramma locale. È lo stesso teatro, ma il teatro è diviso in due parti – o più.

Il modo in cui Framartino, con la sua sensualità e interesse per gli esseri, i suoni e le luci, fa emergere queste fratture profonde e generalmente invisibili, fa del suo terzo lungometraggio uno dei contributi più belli a quello che è senza dubbio il più importante sito inaccessibile. Solo cinema, ma noi siamo gli abitanti del pianeta nel ventunesimo secoloE Secolo, di fronte: guardare il mondo in cui viviamo in modo diverso, percepirlo e comprenderlo.

Scientifico e artistico, elegante e meticoloso, il disegno dell’abisso risuona con il film, ma il film mostra anche ciò che il disegno e il disegnatore non vedono. | film di diamanti

Ciò che gli esploratori scoprono nel seminterrato, grazie al loro coraggio, testardaggine, esperienza e strumenti di misurazione, è descritto in un lungo disegno a china e acquerello arricchito da informazioni scientifiche. questo è figo. Ma questo non è il mondo, non il “reale”. La grafica nasconde tanto quanto appare.

E per renderlo meno imperfetto, dovrebbe includere anche ciò che videro il vecchio contadino e altri pastori, ciò che videro il dottore e ciò che videro le mucche. Forse anche quello che “vede” dalle profondità dell’abisso stesso, dove è stata girata l’introduzione al film. Il Poco Consente l’accesso, attraverso i sensi, a profonde faglie aperte e nascoste da un’idea prevalente del mondo, faglie che non sono scomparse dagli anni Sessanta, anzi.

Questi difetti, questi divari, tra umani, tra umani e tra ciò che chiamano natura. Quando il film finisce, ci rendiamo conto che a malapena una sola parola è stata pronunciata da coloro che abbiamo visto. Ma molto è stato detto.

Puoi trovare le recensioni dei film di Jean-Michel Frodonte In “Connessioni culturali” Di Taoufik Hakim, sabato dalle 6:00 alle 7:00 presso France Culture.

Il Poco

di Michelangelo Framartino

Con Claudia Candos, Paolo Cosi e Mila Costi

sessioni

Durata: 1 ora e 33 minuti

Rilasciato il 4 maggio 2022

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