Accuse di complicità con i trafficanti, rifiuti mimetizzati, aiuti all’immigrazione clandestina, corruzione … Le procure di Catania e Trapani intensificano le offensive contro le Ong che aiutano i migranti nel Mediterraneo e chiedono l’apertura del processo. Gli umanitari gridano ferocemente e negano apertamente.
La giustizia italiana continua la sua crociata contro le ONG che aiutano i migranti nel Mar Mediterraneo. Dopo la chiusura dell’indagine aperta nel 2016, la Procura della Repubblica di Trapani chiede oggi un processo per perseguire diverse associazioni tra cui la ONG internazionale Save the Children – che noleggia il battello Vos Hestia – e la tedesca Jugend Rettet – che noleggia la Iuventa barca.
Le due ONG lo sono in particolare accusato di collusione con i trafficanti. I fatti risalgono al 2016 e al 2017. Secondo le autorità italiane, queste imbarcazioni umanitarie si sono coordinate con i trafficanti di migranti per istituire punti di incontro in mare e disattivare il loro sistema di localizzazione satellitare per nascondere i loro movimenti.
Accuse di complicità con i trafficanti contro MSF, Jugend Rettet e Save the Children
Secondo la stampa italiana, all’epoca, due agenti infiltrati sulla Iuventa – ex poliziotti vicini al diritto di identità – avevano anche raccontato, con immagini di supporto, di aver visto membri della Jugend Rettet conversare con presunti complici dei trafficanti e riportare indietro dopo un salvataggio una barca di legno in Libia dove è stata riutilizzata.
Un portavoce della Ong tedesca ha spiegato nel 2017: questi “presunti complici” erano “pescatori a motore”, persone spesso armate che vengono a rubare motori dopo le operazioni di salvataggio dei migranti. Gli umanitari spesso cercano di tenerli a distanza mentre i sopravvissuti sono al sicuro. Inoltre, la barca di legno non è mai stata riportata in Libia, ma rimorchiata a brevissima distanza dalla Iuventa.
L’inchiesta della Procura di Trapani prende di mira anche la nave di Save the Children Vos Hestia. Secondo la stampa italiana, gli inquirenti si sono soffermati su due episodi in particolare: il 10 settembre 2016 e il 18 giugno 2017. In quei giorni le ONG sono accusate di essere state “taxi marittimi”, cioè di essere andate a prendere i migranti direttamente dal canoe dei contrabbandieri e poi di aver permesso “ai trafficanti di rientrare tranquillamente” [en Libye]”.
Anche quattro membri di Médecins sans frontières (MSF) sono oggetto di questa indagine per aver aiutato con l’immigrazione illegale.
>> Da (ri) leggere (articolo del 2017): “Traffico di migranti: ‘Le canoe che lasciano la Libia non hanno possibilità di raggiungere l’Italia’”
Quattro anni dopo, la linea di difesa degli umanitari è sempre la stessa: Save the Children ha detto all’Afp di agire “solo ed esclusivamente per salvare vite umane”.
Ciò che resta da vedere è la sequenza degli eventi: la conclusione di un’indagine è un passaggio procedurale che normalmente precede una richiesta di processo da parte della Procura della Repubblica, alla quale il giudice deve prima dare il proprio consenso.
Accuse di rifiuti mimetizzate contro MSF
A Catania, in Sicilia, questa volta, un altro procuratore ha ordinato un processo contro tre membri di MSF e un lavoratore portuale. Sono accusati di aver respinto i rifiuti potenzialmente tossici di due navi noleggiate dalla ONG, l’Aquarius (noleggiata da SOS Méditerranée in collaborazione con MSF nel 2016) e la Vos Prudence (noleggiata da MSF nel 2017).
Si sospetta che queste due navi abbiano spacciato per spazzatura convenzionale diverse tonnellate di rifiuti che presentano un rischio per la salute. L’indagine catanese si è concentrata in particolare sul trattamento degli indumenti sporchi abbandonati dai migranti a bordo, sugli avanzi di cibo e sui rifiuti sanitari, che le due navi hanno affidato ai servizi di nettezza urbana dei porti dove hanno sbarcato i migranti.
>> Per (ri) leggere: Dopo quattro anni di accordo con la Libia, le Ong denunciano un’Italia “alleata” di un Paese dove i migranti soffrono
Tuttavia, accusa la Procura della Repubblica di Catania, le équipe mediche di MSF a bordo avevano segnalato numerosi casi di scabbia, HIV, meningite o infezioni respiratorie come la tubercolosi. Non potevano quindi ignorare il rischio di trasmissione di virus o agenti patogeni attraverso questi vecchi vestiti.
MSF si difende da anni da queste accuse di inquinamento. “Tutte le nostre operazioni al porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard. Le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando abbiamo iniziato le nostre attività in mare”, aveva già reagito l’ONG in un comunicato stampa nel 2018.
Oggi MSF resta sulla stessa rotta e respinge le azioni penali in corso sia a Trapani che a Catania, che “si aggiungono alla lunga lista di tentativi di criminalizzare le operazioni di soccorso in mare”.
Accuse di corruzione contro Mediterranea
Recentemente è stata condotta anche un’altra indagine: questa volta si rivolge a Mediterranea Saving Humans – il collettivo che noleggia la nave Mare Jonio. L’ONG è accusata di aver ricevuto 125mila euro dal colosso danese dei trasporti marittimi AP Moeller-Maersk dopo aver accolto migranti bloccati a bordo di uno dei suoi cargo, cosa che questa organizzazione nega.
Nel una dichiarazione In onda martedì 2 marzo, Mediterranea descrive l’ennesimo attacco delle autorità italiane contro le ONG che aiutano i migranti in difficoltà nel Mediterraneo.
Lo ha detto al quotidiano italiano il capo missione di Mediterranea, Luca Casarini La Repubblica che i 125.000 euro in questione “non avevano nulla a che fare” con le attività di soccorso ai migranti. “Possiamo provarlo”, ha aggiunto, dicendo che questa somma corrispondeva a un pagamento per una missione di consulenza sulla gestione dei porti. La somma è stata versata circa un mese dopo il trasferimento dei migranti naufraghi dal Maersk Etienne al Mare Jonio.
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