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Italia. La “Signora della Barbera” festeggia la sua 50 vendemmia

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Italia.  La “Signora della Barbera” festeggia la sua 50 vendemmia

Nelle “langhe” del Piemonte, terra di vini d’eccellenza piemontesi, ha fatto del vino più comune un prodotto ormai presente sulle tavole dei ristoranti di tutto il mondo. Ritratto di una donna che ha saputo diventare “Regina” dei vigneti astigiani, in un mondo del vino a lungo riservato ai “Re” dei grands cru.

Queste vendemmie 2020 rimarranno impresse per sempre nella memoria di “Mariuccia”, “la piccola Marie”, come la chiamano gentilmente i suoi amici di una vita nel suo villaggio natale: Costigliole d’Asti.

50 raccolti non sono niente!

Costigliole è il paese dove è cresciuta. Dove ha potuto realizzare il sogno di famiglia che ha fatto suo a 20 anni: lei Cascina Castlet. Un piccolissimo vigneto di 5 ettari. Come tutti gli altri, suo nonno, poi suo padre, ha coltivato lì il vino Barbera fino all’inizio degli anni ’70: il vino piemontese più diffuso.

In quegli anni, quando volevamo dare il nome a una “piquette” locale, la chiamavamo Barbera. Ogni vino di fascia bassa servito in una brocca nelle enoteche di Torino prendeva il nome: Barbera“, ricorda prontamente Aldo, il proprietario del Caffè Roma, ristorante gourmet nel centro della città.

Boss a 20 anni

Quando facevo la cameriera nell’enoteca che mio padre comprava a Torino, si beveva solo vino dal “tipografo”. Stavano bevendo Barbera, cattivo o talvolta molto meglio, ma l’importante era che non fosse imbottigliato e senza etichetta “, Ricorda Mariuccia.

Fu allora che il destino bussò alla porta della “piccola Marie”. Un giorno dell’agosto 1970, suo padre, che fin dall’infanzia amava andare ad aiutare in vigna, improvvisamente scomparve. A 20 anni si è ritrovata la patrona della tenuta.

Non c’è tempo per sognare: assicura la vendemmia dell’anno alla guida di un pugno di viticoltori.

Dopo l’urgenza di salvare il raccolto, non ci ho pensato molto“, spiega.”Il mio sogno era restare vivo su questa terra“.

Per diversi anni, però, ha dovuto dividere il suo tempo tra l’enoteca torinese e la tenuta Costigliole. Giornate impegnative, ma essenziali per risparmiare.

Una rivoluzione chiamata: Mariuccia

Perché la “piccola Marie” ha ambizioni. E soprattutto … idee che vanno finanziate.

Quello ad esempio per promuovere questo “Barbera” dalla fama un po ‘solforosa. Troppo abusato per essere famoso. Troppo sciatto per essere rispettato …

Per rimediare a questo, Mariuccia ha, la prima a Costigliole, dove il 70% della superficie vitata è dedicata alla produzione del Barbera, l’idea di imbottigliare il suo vino. Ancora sigillate con la cera a metà degli anni ’70, le sue bottiglie videro rapidamente etichette con un design sofisticato che conferiva loro una vera identità. E funziona!

Commercialmente prima. Questo permette a Mariuccia di finanziare le sue innovazioni, nonché l’assunzione di un enologo. Quindi in seguito per espandere il dominio. La sua “Cascina Castlet” vede i 5 ettari lasciati dal padre diventare 10, 20 per arrivare a circa 30 ettari oggi.

E poi, queste esperienze vincenti lanciate da Mariuccia Borio suscitano ovviamente l’interesse dei viticoltori della zona. La relativa “indifferenza” che incontra all’inizio con le sue controparti maschili, nel peggiore dei casi il “disprezzo” per una donna non proprio al suo posto nel lavoro di quest’uomo, lascia rapidamente il posto all’aiuto reciproco e alla cortesia.

La “Signora della Barbera” ora esporta in 20 paesi

È quindi invitata a dirigere il mondo delle fiere del vino in tutto il pianeta. Dal suo Piemonte, dove al suo seguito un ramo dellaAssociazione Nazionale Donne del Vino e fino al Giappone dove ha ottenuto numerosi premi per le sue produzioni, “la piccola Marie” è cresciuta bene.

30 ettari di vigneto. 140mila bottiglie di Barbera prodotta in media lo scorso anno. 25mila dal moscato d’Asti.

Mariuccia Borio si è concessa anche il lusso di riscoprire un vitigno autoctono quasi estinto: ilUvalino. Un vitigno letteralmente riesumato dall’oblio. Grazie anche ad una collaborazione con il mondo scientifico, Mariuccia ha potuto dimostrare che quest’uva è un vero elisir longevo, grazie al suo alto contenuto di resveratrolo. Un antiossidante, antinfiammatorio e vasoprotettivo… un motivo in più per augurare lunga vita a “Mariuccia, la Regina della Barbera”!

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