Il 2023 ha segnato un nuovo record in Italia: il numero delle nascite è sceso sotto quota 400.000, e il numero medio di figli per donna è passato da 1,24 nel 2022 a 1,22 nel 2023. Uno dei tassi di natalità più bassi d’Europa. E una caduta vertiginosa che continua ad accelerare da 30 anni, precisamente dal 1993, anno in cui la curva delle nascite è scesa al di sotto di quella dei decessi. Il primo ministro Giorgia Meloni, del partito di estrema destra Fratelli d’Italia, vuole affrontare questo problema, indicato come la sua “priorità assoluta”. Questa è una novità in Italia, poiché i governi successivi hanno mostrato scarso interesse per le politiche familiari. Meloni propone in particolare una serie di politiche pronataliste e familiari per incentivare gli italiani ad avere più figli: assegni, creazione di posti negli asili nido, ecc. Soprattutto, la natalità viene presentata come uno strumento di lotta contro l’immigrazione, cavallo di battaglia del suo partito, come gli altri populisti europei.
Qual è la visione della famiglia, e in particolare delle donne, che viene proposta nelle politiche e nei discorsi della Meloni? Di fronte a questa constatazione, perché l’Italia è stata riluttante ad avviare politiche familiari? Quali sono le conseguenze di questa “gerontocrazia” sulla società?
Focus – Con la Meloni porte spalancate ai neocattolici
Con Massimo Prearoricercatore in Scienze Politiche presso l’Università di Verona
Il 2 aprile il Senato italiano ha validato un emendamento proposto da Fratelli d’Italia che autorizza le associazioni anti-aborto a entrare nei consultori – centri di informazione sulla salute delle donne – dove i medici rilasciano un documento necessario per abortire. Un emendamento che illustra i legami molto forti che esistono tra i gruppi pro-vita o anti-genere e Fratelli d’Italia.