Fine anni ’60: Antonio, suo cugino Vito e il loro amico Giuseppe emigrarono dal sud Italia alla Mosa d’Europa. Antonio (Alessio Lapis) ha un permesso di lavoro in Lussemburgo. Cinque decenni dopo, Antonio piange per sua moglie.
Le possibilità della festa d’onore fanno incontrare il vecchio (Renato Carpentieri) Leo (Sarah Ciraioco), una giovane DJ italiana e VJ che cerca di costruirsi una vita nel Granducato.
Nato in Lussemburgo da genitori immigrati italiani, il regista Donato Rotunno attraversa attraverso l’immaginazione due generazioni di immigrati italiani nel Nord Europa.
Il senno di poi sostiene il cammino di Antonio: il viaggio da un paese economicamente prosciugato per godere con maggiore cura i frutti della gloriosa fine degli anni ’30.
Un ragazzo laborioso e bello, Antonio incontrerà una ragazza del posto di nome Maddie (Mary Jung), che è già abbastanza libera da osare imporre un immigrato ai suoi genitori.
vero falso doppio
La controparte contemporanea è un po’ traballante. Certo, l’economia non è più fiorente in Italia. Ma l’orizzonte era abbastanza attraente negli anni ’20 da far sognare un giovane grafico italiano di irrompere nella scena notturna lussemburghese come VJ?
Il limitato isolamento di una giovane donna di fronte alle avversità fatica a persuadere anche in un contesto contemporaneo: non c’è davvero uno spirito di aiuto intorno a lei oggi? Se continua a non parlare lussemburghese, perché un europeo con libertà di movimento dovrebbe rimanere lì invece di cercare un posto migliore a Bruxelles oa Berlino internazionali? Queste contraddizioni dettano un itinerario di un viaggio che ha un solo drammatico obiettivo: imporre Antonio come unica risorsa.
Sulla carta l’intenzione è bella – il vecchio immigrato senza figli che trasmette affetto alla persona che gli ricorda la sua carriera quanto la moglie – ma fatica a imporsi in una vera artificiosità creata con il doppio dello sforzo sullo schermo (ricostruendo il economia anni ’60 e mondo della movida contemporanea).
Tutto lo splendore di Renato Carpentieri da antico saggio non compensa i limiti di altri interpreti meno convincenti.
Dedicato ad evocare due epoche di migrazione, mi sento bene Infine offre solo archetipi di solitudine.
mi sento bene Tesi di migrazione Di Donato Rotunno Sceneggiatura di Donato Rotunno Avek Renato Carpentieri, Alessio Lapis, Marie Jung, Sarah Cirayocco … Durée 1h34.