Più di 70 scienziati in tutto il mondo hanno messo insieme i dati delle loro ricerche per identificare più di 700 potenziali predittori, utilizzando un metodo di apprendimento automatico.
“Questa è stata la prima volta che abbiamo raccolto tutti i dati esistenti sull’uso problematico della pornografia”, ha affermato la professoressa Peta Botti, del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Montreal. Non potremmo analizzare così tanti dati senza l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico. Nessun essere umano può farlo”.
Dal gruppo sono emersi diciassette forti predittori, ma cinque si sono distinti più degli altri: frequenza di utilizzo; Evitamento emotivo e riduzione dello stress come motivazioni al consumo; Ambivalenza morale riguardo al consumo; E vergogna sessuale.
Inutile dire che non tutti coloro che consumano frequentemente materiale pornografico soffrono di un utilizzo problematico. Il disagio è stato descritto in caso di consumo eccessivo, ma soprattutto nel caso di incapacità di controllare il proprio comportamento.
L’uso della pornografia diventa un problema quando un individuo non riesce a smettere di farne uso, nonostante stati emotivi difficili e anche se interferisce notevolmente con la sua vita quotidiana. Questo consumo eccessivo può portare a problemi relazionali, finanziari e persino legali.
“Quando guardiamo i dati, vediamo che esistono due categorie principali di fattori predittivi”, ha spiegato il professor Botti. Ad esempio, e questo non sorprende, le persone che consumano più materiale pornografico o che lo consumano per più tempo corrono il rischio maggiore di svilupparne un uso problematico. Ma esistono anche fattori predittivi legati alle emozioni negative e al modo in cui le persone gestiscono queste emozioni.
Nello specifico, ha aggiunto, i dati mostrano che le persone che usano la pornografia per far fronte alle emozioni negative o per gestire lo stress hanno anche livelli più elevati di uso problematico della pornografia. Anche le persone con sintomi di ansia o depressione, o coloro che si sentono sole, saranno maggiormente a rischio.
“Sembra quindi che le emozioni negative e il modo in cui le persone affrontano lo stress emotivo negativo possano essere un fattore importante nell’uso problematico della pornografia”, ha detto Botti.
Desiderando trovare soluzioni preventive alle conseguenze dannose di questo disturbo, la ricercatrice e i suoi colleghi si sono interessati alle variabili che potrebbero aiutare a prevedere i problemi legati al consumo di pornografia.
Botti ha affermato che questo studio fornisce ulteriori conoscenze sul consumo di pornografia in generale e sui fattori di rischio per un uso problematico in particolare.
Questa nuova conoscenza empirica può contribuire allo sviluppo di programmi di prevenzione e intervento più mirati, pertinenti ed efficaci.
Ad esempio, lo studio ha dimostrato che il genere occupa solo il 14° posto nell’elenco dei fattori predittivi, anche se nell’immaginario popolare il consumo di pornografia è associato principalmente agli uomini.
“Sembra che il genere non sia così importante come pensavamo in passato”, ha detto il professor Botti. Gli studi si sono concentrati principalmente sugli uomini, ma ora vediamo che dovremmo prestare attenzione anche alle donne o agli individui di genere diverso.
Il consumo problematico di pornografia è la manifestazione più comune del disturbo del comportamento sessuale compulsivo, una condizione caratterizzata da impulsi e comportamenti sessuali incontrollabili, nonché da disagio clinicamente significativo.