Il disastro aereo avvenuto nei pressi dell’isola di Ustica, la sera del 27 giugno 1980, è uno dei tanti eventi mortali, in parte inspiegabili, che costellano la storia dell’Italia repubblicana e continuano a tormentarne la memoria. Sabato 2 settembre l’idea di un coinvolgimento della Francia nel dramma, in un contesto di tensioni geopolitiche allora forti tra Parigi e Libia, è stata rilanciata da un ex presidente del Consiglio italiano, Giuliano Amato. In un’intervista rilasciata al quotidiano nazionale La Repubblica, riprende la tesi difesa dai familiari delle vittime secondo cui un aereo francese sarebbe stato all’origine di un attacco missilistico la cui esplosione avrebbe colpito il DC-9 che effettuava il collegamento tra Bologna e Palermo, provocando la morte di i suoi 81 occupanti.
“La versione più credibile è quella della responsabilità dell’aviazione francese con la complicità degli americani”, dichiara Amato, 85 anni, capo dell’esecutivo italiano dal 1992 al 1993 poi dal 2000 al 2001. L’ex leader politico precisa di essersi interessato alla questione nel 1986 quando era segretario di Stato presso il presidente del consiglio Bettino Craxi. Lo scenario a cui dà più credito nella sua intervista è che un aereo da caccia francese abbia preso di mira nel cielo italiano un aereo libico nel quale avrebbe dovuto trovarsi la guida libica Muammar Gheddafi (1942-2011), innescando una sparatoria di cui il i passeggeri del DC-9 sarebbero state le vittime collaterali.
Secondo lui l’attentato sarebbe stato pianificato sotto la copertura di esercitazioni militari della NATO nel Mediterraneo. Amato sostiene che Gheddafi era stato avvertito del complotto da Craxi, allora segretario del Partito Socialista Italiano, ma che attorno all’aereo di linea in rotta verso la Sicilia si erano verificati combattimenti aerei con la partecipazione di aerei libici. Secondo lui, se uno o due caccia libici si fossero messi nella sua scia per nascondersi dai radar, un colpo mirato contro di loro avrebbe distrutto il DC-9.
Morte di una ventina di testimoni
All’epoca del dramma di Ustica, Muammar Gheddafi, pur essendo vicino all’Italia, era a capo di un regime antioccidentale e si trovò coinvolto in un conflitto in Ciad in cui la Francia appoggiava i suoi avversari. La pista di un collegamento tra l’incidente e le tensioni che allora opponevano Parigi e Tripoli si rivelò difficile da seguire per gli inquirenti, ma scoppiò più volte nel dibattito pubblico – un caso il cui carattere singolare non perse mai l’attenzione degli italiani. L’indagine è stata infatti rallentata da una miriade di ostacoli, punteggiati dalla morte sospetta di una ventina di testimoni, secondo il conteggio del giornalista investigativo considerato uno dei maggiori specialisti del caso Ustica. , Andrea Purgatori.
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