Come una nota di umanità. Undici relitti arenati a Lampedusa saranno trasformati dagli artigiani della liuteria del carcere di Milano-Opera in viole, violini e altri violoncelli. Gli strumenti saranno poi prestati a formazioni orchestrali.
Che cos’è l’arte se non la capacità di sublimare la realtà e di esaltarne la bellezza? Dal bosco della sofferenza, dell’esilio e della morte, nascerà così il bosco della forza creativa e della musica. Questo il senso del commovente progetto Métamorphoses, avviato dalla Fondazione Maison de l’Esprit et des Arts di Milano: trasformare in strumenti musicali i resti dei relitti dell’isola di Lampedusa. Con l’accordo del Ministero dell’Interno e della Dogana italiani, undici barche di legno sono state selezionate sull’isola, tra le centinaia di relitti destinati alla distruzione. Inviati a Milano a metà febbraio, saranno affidati agli artigiani della liuteria del carcere di Milano-Opera. Saranno le mani dei detenuti a riportarli in vita: da questo legno realizzeranno viole, violini e violoncelli, sotto la supervisione del famoso liutaio Enrico Allorto e del falegname di Lampedusa, Francesco Tuccio. Dopo il terribile naufragio dell’11 ottobre 2013 (che uccise più di trecento persone a pochi chilometri dalla costa), quest’ultima aveva già creato, dal relitto, Il Croce di Lampedusa, acquisita nel 2015 dal British Museum, Londra.
A Milano gli strumenti realizzati dai detenuti saranno prestati ad orchestre italiane e internazionali, con l’obiettivo di formare una futura Sea Orchestra. Il 4 febbraio, proprio con il primo violino nato da questo progetto, Carlo Parazzoli, primo violino dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, suonò davanti a Papa Francesco il canto del legno (“Le chant du bois”) composta dal pianista e direttore d’orchestra Nicola Piovani. Sia culturale che sociale, questa iniziativa suona, in un dramma che dà luogo ai peggiori discorsi politici, come una nota modesta ma vitale di umanità e di speranza.
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