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Per far fronte alla virulenza della circolazione della variante britannica del coronavirus, gli italiani sono stati messi di nuovo al riparo da lunedì 15 marzo fino al 6 aprile in tre quarti delle regioni, ovvero 40 milioni di persone confinate su 60 milioni di abitanti. A Roma, il primo giorno di reclusione ha acceso stanchezza, speranza e incertezza.
Con il nostro corrispondente a Roma, Anne Le Nir
In una città eterna bagnata dalla luce primaverile, il silenzio è tornato nei milleuno vicoli, tanto vivi e colorati prima dell’arrivo della pandemia nel febbraio 2020.
A due passi da piazza Navona, il boss del ristorante Da Clotilde sembra sconvolto : « È passato un anno da quando ci hanno fatto chiudere, riaprire, chiudere, dice Clemente. Lì, siamo aperti per il cibo da asporto, ma abbiamo due ordini per la fine della settimana. È triste, non possiamo vivere così. »
Anche Caterina prova tristezza, ma anche stanchezza : « Rispetto allo scorso anno, l’esasperazione supera la paura, spiega il giovane bibliotecario di 25 anni. Non vedo persone rilassate, sono molto stanche. Il vaccino rappresenta una speranza per uscire da questa situazione. Ma il presente è come un ritorno al passato. »
Ma anche il segno presente la sospensione dell’uso dei vaccini AstraZeneca. Roma ha deciso, come misura preventiva, di seguire i suoi vicini europei. Ma la decisione potrebbe rallentare in seguito la campagna di vaccinazione nella penisola : ad oggi meno di 2,5 milioni di italiani ne hanno ricevuti due dosi di vaccino.
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