sabato, Novembre 2, 2024
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“Il ghepardo”, “La piscina”, “Rocco e i suoi fratelli”. Uno sguardo ai suoi film famosi

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“Plain Soleil” nel 1960

Questo film noir del regista René Clément è basato sul romanzo dell’americana Patricia Highsmith “Mr. Ripley”. Alain Delon, non ancora una star, interpreta Tom Ripley, una figura machiavellica che, sullo sfondo dell’intensa luce mediterranea, uccide un ricco festaiolo (Maurice Ronet) e gli ruba l’identità. Un remake hollywoodiano con Matt Damon e Jude Law sarà girato nel 1999 (“Il talento di Mr. Ripley”).

“Rocco e Fratello” nel 1960

Un classico del neorealismo italiano, “Rocco e i suoi fratelli” è un brillante melodramma. Grazie a Luchino Visconti, infatuato di lui, Delon conquisterà le sue fortune da divo. L’attore era già famoso in Francia, poi salì alla ribalta in Italia.

Il film racconta le difficoltà di Rosaria e dei suoi quattro figli che fuggono dalla povertà e dal Sud Italia verso Milano. Rocco (Dillon) e Simone (Renato Salvatore) si innamorano di una giovane prostituta (Annie Gerardo). Il film tratto da Dostoevskij vinse il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia del 1960.

“Il ghepardo” nel 1963

Questo affresco, adattato dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, vinse la Palma d’Oro nel 1963 e fin dalla sua uscita fu un successo commerciale e di critica.

Questo film storico del regista Luchino Visconti è ambientato nel 1860, durante il regno di Garibaldi. È un film sul declino dell’aristocrazia che fatica ad adattarsi alla nuova era. Il film contiene una scena di ballo lungo che è diventata leggendaria.

Alain Delon, al culmine della sua eleganza (baffi sottili e riga laterale) è l’incarnazione della nobiltà. La coppia formata con Claudia Cardinale è entrata nella storia del cinema.

“Samurai” nel 1967

Questa prima collaborazione con Jean-Pierre Melville ha dato vita a uno dei capolavori della filmografia di Delon, che interpreta il ruolo dell’assassino solitario Jeff Costello.

Fantasma, inespressivo, ossessionato dalla perfezione, con i suoi freddi occhi azzurri, il suo impermeabile e il suo cappello: questo personaggio è il fondamento della leggenda di Dillon.

L’estetica di questo thriller influenzerà numerosi altri registi, tra cui John Woo e Quentin Tarantino. La collaborazione Dillon-Melville ha prodotto un altro capolavoro, The Red Circle (1970, con Bourville), prima di Un Fleck (1972).

“La Piscina” nel 1969

Metà dramma e metà thriller, questo film di Jacques Deray, con il suo erotismo bruciante, segna la riunione di Alain Delon e Romy Schneider, con i quali formava un duo leggendario nel cinema francese. Non ci sarebbero stati contraccolpi tra loro, ma la carriera di Romy Schneider, allora in forma mista, stava decollando di nuovo.

Oltre 3 milioni di spettatori si tuffano nella piscina sopra Saint-Tropez, frequentata dalla coppia ma anche da Maurice Ronette e Jane Birkin. “Non posso più guardare questo film”, disse in seguito Dillon. “È troppo doloroso vedere Romy e Maurice (morti nel 1982 e nel 1983, ndr) ridere di nuovo ad alta voce.

“Il clan siciliano” nel 1969

L’incontro al vertice di tre stelle del cinema popolare francese, Delon, Jean Gabin e Lino Ventura, in un thriller diretto da Henri Verneuil. Suggestiva una scena ricca di allusioni erotiche: quella in cui Dillon uccide un’anguilla appena pescata sfracellandola sugli scogli, sotto l’occhio vigile dell’attrice Irina Demick mentre prende il sole nuda.

Delon aveva già girato con Gabin, per il quale nutriva un’ammirazione sconfinata, il film “Mélodie en sous-sol” (1963, che Verneuil aveva effettivamente diretto). Lo ritroverà in “Due uomini in città” (1973) del regista José Giovanni.

“Il signor Klein” nel 1976

“C’è molto di me in questo film. Il mio amore per la pittura, questo rapporto misterioso con le persone, questo tipo di gioco in cui sono il signor Klein senza sapere perché”, dice l’attore del ruolo inizialmente previsto per Jean-Claude. Paolo Belmondo.

Nel film prodotto da Joseph Losey, Dillon interpreta Robert Klein, un ricco mercante d’arte che nel 1942 acquistò opere di proprietà di ebrei. Anche scoprirne il nome (ebreo) lo getta all’inferno.

Il poster con la faccia di Dillon con una stella gialla scioccò il pubblico dell’epoca. Al Festival di Cannes, il film è rimasto a mani vuote prima di essere proiettato in versione restaurata nel 2019, durante la consegna della Palma d’Oro onoraria all’antico leone del cinema.

“Tre uomini da uccidere” nel 1980

Diretto da Jacques Deray e basato sul romanzo di Jean-Patrick Manchet Il piccolo azzurro della costa occidentale, questo film apre una serie di thriller potenti e popolari che Delon ha continuato negli anni ’80, con alterne fortune. Tra questi ci sono “For a Policeman’s Whipping” (1981), “A Cop’s Word” (1985) o “Don’t Wake a Sleeping Policeman” (1988). Tuttavia, questi film, di varia qualità, hanno permesso a un’intera generazione di scoprire Dillon, grazie alle loro numerose ritrasmissioni televisive.

“La nostra storia” nel 1984

Delon ha avuto successo in Borsalino, Parole de Flecque e molti altri film, ma il suo unico premio César come miglior attore è stato per il suo ruolo in Bertrand Blier. Questa commedia drammatica a volte sciocca sull’isolamento e l’amore ruota attorno all’incontro su un treno tra Robert, un quarantenne stanco, e una giovane donna disillusa (Natalie Baye).

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Il pubblico non l’ha seguito, ma la critica ha soprattutto ammirato questo film in cui Dillon ha corso il rischio di interpretare un personaggio fragile, ubriacone, tutt’altro che “samurai”.

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