Il Majlis un tempo era parte integrante della società araba preislamica. Tradizionalmente, erano fatti di bambù o realizzati con materiali leggeri come legno e tessuto. Il Majlis era un luogo in cui i membri della comunità si riunivano per discutere di eventi e questioni locali, scambiare notizie, offrire condoglianze, celebrare matrimoni, socializzare e divertirsi.
La semplicità del suo design gli ha permesso di essere rapidamente assemblato, smontato e trasportato secondo le esigenze delle tribù arabe nomadi. Il consiglio è stato ufficialmente aggiunto alla Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO nel 2015.
A causa degli strumenti sviluppati dall’UNESCO, il termine “patrimonio culturale” è cambiato radicalmente nei contenuti. Non si ferma più ai monumenti o agli oggetti, ma include anche tradizioni e rituali o “espressioni viventi ereditate dagli antenati e tramandate ai discendenti”, come le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali, le cerimonie e i mestieri tradizionali. Dato che la sua costruzione è stata tramandata di generazione in generazione tra gli antichi popoli arabi, il Majlis incarna tutte queste qualità.
Grazie agli sforzi congiunti di artigiani provenienti da Marocco, Colombia e Italia, il progetto Majlis è ora multinazionale. In questo senso, l’artigiano marocchino Ahmed Al-Shamiti ha unito le forze con un gruppo di donne specializzate nella tessitura nella piccola città di Bougad per rivestire le pareti e il soffitto del Majlis con lana intrecciata. Il tappeto all’interno è stato realizzato dalla cooperativa femminile di tessitura di Ain al-Louh.
Una volta completato, il progetto è stato spedito in pezzi singoli a Venezia, in Italia, per essere mostrato alla Fiera di Architettura di Venezia 2021 con il tema: “Come vivremo insieme?”
Dopo la mostra a Venezia, il consiglio farà un breve giro del mondo prima di fermarsi in Qatar per i Mondiali del 2022.
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