sabato, Novembre 23, 2024
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i “postfascisti” funzionanti

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Solo in Italia, a Rimini, tempio di Fellini del microbikinis, dei club torridi e delle creme solari ardenti, un capo di Stato può ritirarsi dopo mesi di crisi politica. L’attore principale è Mario Draghi, geniale economista europeista, intoccabile e senza pentole, in un paese dove si produce la pala. Gli incontri di Rimini suonano tradizionalmente l’ora del ritorno politico transalpino. Sono colpiti quest’anno dal sigillo dell’infamia, con il ritorno dei neofascisti di Giorgia Meloni e dei “Frattelli d’Italia”. Un partito, i cui membri credono senza ridere, che se Mussolini non fosse stato marabutto da questo “pazzo Hitler”, avrebbe potuto creare uno stato millenario, come l’Impero Romano. Potremmo sorridere di questo brutto scenario, ma promette un cinema politico populista il cui apogeo sarebbe l’ascesa dei neofascisti al gradino più alto del potere. “L’Ucraina è un paese sovrano e democratico che è stato brutalmente attaccato dalla Russia”, ha detto Mario Draghi, indicando i legami tra l’estrema destra italiana e i folli nazionalisti di Mosca.

Se la coalizione di destra russofila, grande favorita ai sondaggi, salisse al potere in un mese, uno dei partner storici dell’Europa potrebbe indebolire la posizione della coppia franco-tedesca nei confronti dell’Ucraina. Questo è ciò che Draghi è venuto a dire a Rimini, avvertendo gli italiani della disintegrazione europea che Putin e il suo pugno di compari stanno strumentando dal Cremlino. Quando sappiamo che Berlusconi e Salvini, gli ultimi beach matador della mafia di Stato italiana, non perdono occasione per promuovere il loro “amico Putin”, è lecito pensare che gli italiani meritino di meglio del burattino di Mussolini, di gestire la loro bel Paese.

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