martedì, Novembre 19, 2024
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I miei lunghi viaggi nel Mediterraneo | Italiani in Tunisia: Tunisia intertunisina e ricchi mercanti italiani: sulle orme di Andrea e Felice Serra

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La presenza degli italiani in Tunisia risale a prima dell’arrivo dei francesi e dell’istituzione del protettorato. Molti italiani si stabiliranno in Tunisia già nel Seicento, sono intellettuali, ricchi mercanti, dissidenti politici…

Uno dei più potenti e ricchi mercanti italiani a Tunisi fu Andrea Antonio Serra, che lasciò Napoli, sua città natale, per Tunisi, per motivi commerciali. La famiglia Serra aveva infatti rapporti d’affari con la Reggenza di Tunisi dopo aver già esportato diversi tipi di lana dall’Italia alla Tunisia, proprio come commerciante e piccolo imprenditore, Andrea Antonio Serra porterà i suoi capitali a Tunisi per avviare la sua attività nel il campo di lana.

L’ex schiavo, amico di GB Felice Raffo, salì ai più alti ranghi della corte di Beylical, nell’interesse di quest’ultimo Antonio Serra ottenne dal “Monopolio di Beylical” l’appalto per la fornitura di lana per la fabbricazione del fez. Nel 1797 Antonio Serra sposò Maria Lombardi, anch’essa nata a Tunisi e discendente da un’antica famiglia tunisina. Il commercio e il commercio della lana si estese alla Spagna, anche se fu la prima grande crisi di Serra. Due grandi navi cariche di lana dalla Spagna furono catturate dai pirati barbareschi di Algeri. È così che il commercio della lana verrà interrotto per essere sostituito dal commercio del petrolio.

Dopo la morte di Antonio Serra, il giovane figlio Felice si stabilì a Sousse, fiorente città olivicola e porto per l’esportazione dell’olio d’oliva, e instaurò numerosi rapporti con i notabili tunisini ed europei. Queste doti furono subito riconosciute dal Re delle Due Sicilie e nel 1826, a soli 23 anni, Felice Serra fu nominato agente consolare a Susa, da Sua Maestà il Re del Regno delle Due Sicilie. Questa nomina ad agente consolare, oltre che onoraria, rappresentava anche una grande responsabilità, visto il gran numero di sudditi di Sua Maestà della Casa di Borbone-Sicilia che operavano nella “Tonara” di Monastir e nell’Intensivo. Il movimento delle navi mercantili che venivano a caricare grandi quantità di olio di oliva destinato al Regno delle Due Sicilie. Nel 1826 Felice Serra sposerà Lempania Mainto, figlia del genovese Giopatta Mainto e nipote del sardo Bartolomeo Caimarino, discendente della più antica famiglia europea di Susa. La moglie portò in dote circa 9.000 lastre d’oro, che gli permisero di intensificare i commerci tra la Tunisia e il continente europeo, acquistando molti uliveti e costruendo un lussuoso palazzo che poi divenne un albergo chiamato “Sousse Hotel”, senza trascurare l’importante rapporti con i più potenti in Tunisia come il conte Joseph Rafo, il visir Ahmed e Mohammed Bey, con Gnecco, Sicard, Bessis, Chapelier, Fabre e Monge, e a Sousse con Scemama, Giacomo Pistoretti, Antonio Caimarino, Filippo Ghio, Carlo Moro e molte altre potenti famiglie dell’epoca. Per le sue doti umane, Felice Serra sarebbe stato adorato da tutti, musulmani, ebrei e cristiani, e soprattutto dai maltesi, francesi e italiani di Susa, cosa che gli è valsa un’iscrizione incisa sulla sua tomba nell’antico cimitero cristiano di Susa che è stato segnalato. : “Era amato.”

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