La tregua è iniziata ieri mattina a Gaza e dovrebbe durare quattro giorni: quattro giorni di calma nei combattimenti, quattro giorni di attesa e di sofferenze insopportabili per le famiglie degli ostaggi detenuti da Hamas e di soccorso per le famiglie palestinesi della Cisgiordania, le cui famiglie donne e bambini vengono rilasciati dalle carceri israeliane. Dal 7 ottobre, dopo il barbaro attacco dei terroristi di Hamas e la massiccia risposta lanciata dall’esercito israeliano contro il territorio di Gaza, la sua popolazione civile e le sue infrastrutture militari, la guerra in Medio Oriente ha diviso profondamente gli europei. Divisioni e tensioni nell’opinione pubblica di ciascuno dei nostri Paesi, attriti all’interno dei partiti politici e disaccordi tra i governi dell’Unione Europea sulla posizione da adottare nei confronti delle richieste israeliane e palestinesi.
Le emozioni a volte alimentano l’antisemitismo e talvolta l’islamofobia
La differenziazione inizia con la terminologia e si estende alla lotta per la legittimità: terrorismo o meno da un lato, colonialismo o meno dall’altro. Nel corso di queste sette settimane, i sentimenti si sono inaspriti, a volte sono cambiati gli schieramenti, a volte l’antisemitismo e a volte l’islamofobia sono stati alimentati, in un clima alimentato dalle reti di social media e da operazioni di disinformazione di ogni tipo. Da un capo all’altro del continente, la storia, la memoria e il peso relativo delle società islamiche non si traducono allo stesso modo. Dall’Italia alla Svezia, dalla Germania al Regno Unito, compresi ovviamente i Paesi Bassi con la schiacciante vittoria ottenuta dall’estrema destra alle elezioni legislative di mercoledì scorso, cerchiamo di capire l’impatto di questa guerra.
Scritto da Caroline de Gruyter Il mondo di ieri, il mondo di domani. Un viaggio attraverso l’Impero Asburgico e l’Unione Europea (Affari del Sud, 2023)
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