In un comunicato diffuso l’8 novembre, il Ministero degli Affari Esteri ha annunciato che il 5 novembre 2021 si è tenuta una sessione di lavoro per discutere le modalità di spedizione di 120.000 tonnellate di rifiuti italiani importati da un’azienda tunisina nel 2020.
Questa sessione ha riunito il ministro degli Affari esteri Othman Al-Jarandi, il ministro dell’Ambiente Laila Chikhaoui, il direttore generale delle dogane Youssef Zawaghi, il responsabile del contenzioso Ali Abbas e rappresentanti dei ministeri dei trasporti e delle linee di stato. .
Le varie parti, in questo contesto, hanno sottolineato la necessità di lavorare in stretta collaborazione negli aspetti legali e logistici, in particolare, al fine di risolvere quanto prima questo problema.
Nel proprio comunicato stampa, il Ministero degli Affari Esteri ha indicato che l’Italia ha manifestato la propria disponibilità al recupero a proprie spese dei propri rifiuti secondo quanto previsto dalle Convenzioni di Basilea e Bamako e dalla normativa europea applicabile. Ha convenuto di preparare un progetto di accordo bilaterale al fine di preservare gli interessi dei due paesi.
Per ricordare i fatti, una società tunisina, dopo aver sfidato le leggi che vietano l’importazione di rifiuti domestici, ha concluso un accordo con una società italiana per importare 120.000 tonnellate di rifiuti all’anno, equivalenti ai rifiuti prodotti da Grand Tunis per 15. giorni per 48 euro al tonnellata (circa 150 dinari). L’importo totale del contratto è di circa 18 milioni di dinari all’anno.
Diversi arresti sono stati effettuati in relazione a questo caso alla fine di dicembre 2020, compresi gli arresti del ministro degli affari locali e dell’ambiente destituito, Mustafa Aroui, del suo capo di gabinetto, di numerosi direttori e alti dirigenti, nonché di membri del le dogane.
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