Ventisette anni dopo l’Italia a Baggio, ecco Mancini
La Nacionale, che gioca il suo ottavoe Nella finale europea di sabato contro l’Austria, non ha un giocatore eccezionale. Ma puoi scommettere su altri riferimenti.
“Chi? Io?” (“Chi? Io?”) 23 giugno 1994. Giants Stadium di East Rutherford, New Jersey. L’Italia gioca la sua seconda partita del Mondiale americano contro la Norvegia. Venti minuti dopo viene espulso il suo portiere Gianluca Pagliuca. Arrigo Sacchi, allora allenatore, deve eliminare un giocatore in campo. Punterà gli occhi su Roberto Baggio, il suo Pallone d’Oro.
Colui che racchiude le speranze di un’intera nazione e non ha ancora sbagliato il rigore decisivo nella finale contro il Brasile. In mondovision, Baggio restituisce la sua incredulità al maestro.
“È stata la stessa reazione per tutta l’Italia: era il nostro giocatore più forte e ha tirato fuori Saki dopo venti minuti in una delle partite del Mondiale. Quella reazione, era davanti a tutto il mondo, ma tutti ha detto la stessa cosa davanti alla sua televisione”, racconta Raphael Nabi, autore del libro ‘Il Divin Codino’, un’autobiografia dedicata a ‘Il divino con la coda di cavallo’.
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