La procura di Milano, nel nord Italia, ha annunciato giovedì di aver ottenuto miglioramenti nelle condizioni di lavoro per circa 20.000 addetti alle consegne a domicilio dopo un’indagine durata due anni.
Questa inchiesta è iniziata nel luglio 2019 dopo gli incidenti stradali che hanno coinvolto i lavoratori delle consegne nel capoluogo lombardo, per poi diffondersi progressivamente in tutta la penisola.
La procura a febbraio ha notificato alle quattro società oggetto dell’inchiesta (Foodinho-Glovo, Uber Eats Italy, Just Eat Italy e Deliveroo Italy) che dovevano modificare i contratti in essere all’epoca.
L’accusa ha ritenuto che i lavoratori delle consegne non fossero lavoratori autonomi ma fornissero un “servizio di tipo coordinato e continuativo” e dovessero quindi percepire un salario fisso e non essere remunerati in base alla loro produzione.
Questo primo passo ha riguardato circa 60.000 addetti alle consegne e ha imposto una multa di 733 milioni di euro.
E l’accusa ha affermato nel suo comunicato stampa, giovedì, di aver ottenuto circa 20mila serial killer che stanno attualmente lavorando a visite mediche e l’obbligo di fornire loro dispositivi di sicurezza e dispositivi di protezione individuale o formazione in questo campo della sicurezza.
Le lunghe trattative con i legali delle quattro società coinvolte, da un lato, e la Procura della Repubblica e l’Ispettorato del Lavoro, dall’altro, hanno portato all’annullamento effettivo della sanzione inizialmente prevista: ciascuna società dovrebbe alla fine pagare solo 15.700 euro , anche se ciascuno dovrebbe investire circa 10 milioni di euro per attuare misure di sicurezza.
La natura del contratto di categoria, autonomo o meno, non è stata menzionata nel comunicato, ma è oggetto di diverse azioni legali avviate dai sindacati.