Le autorità americane hanno annunciato martedì di aver incriminato due funzionari italiani della casa automobilistica Fiat Chrysler USA (FCA US, filiale del gruppo Stellantis) per aver mentito sul controllo delle emissioni dei veicoli diesel venduti negli Stati Uniti.
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Il ministero della Giustizia accusa Sergio Pasini e Gianluca Sabbioni, residenti in Italia, di aver rilasciato dichiarazioni false o fuorvianti sui sistemi di controllo di oltre 100.000 veicoli. Una terza persona con sede in Michigan, nel nord degli Stati Uniti, Emanuele Palma, è già stata accusata per gli stessi motivi. Erano responsabili dello sviluppo e della taratura di alcuni motori diesel utilizzati da Fiat Chrysler, compreso il software destinato a controllare il livello di emissioni inquinanti dei veicoli. Secondo le autorità, durante i test ufficiali hanno deliberatamente calibrato il software per emettere meno ossido di azoto (NOx), un gas ritenuto responsabile di molte condizioni respiratorie, e quindi ingannare i regolatori e influenzare i consumatori.
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Fiat Chrysler aveva accettato all’inizio del 2019 di pagare fino a 515 milioni di dollari a varie autorità statunitensi che l’hanno accusata di aver truccato più di 100.000 veicoli. Il produttore si è inoltre impegnato a richiamare le auto interessate per renderle conformi agli standard. A questo caso è seguito il “dieselgate”, lo scandalo scatenato dalla casa tedesca Volkswagen quando ha ammesso nel 2015 di aver dotato complessivamente undici milioni delle sue auto diesel di un software in grado di falsificare i risultati dei test sulle emissioni.
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