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De Ligt, Torino per niente / Italia / Juventus / SOFOOT.com

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De Ligt, Torino per niente / Italia / Juventus / SOFOOT.com

Acquistato 75 milioni di euro dalla Juventus nel 2019, Matthijs de Ligt lascia il Piemonte per il Bayern per una cifra quasi identica. Si lascia alle spalle tre anni italiani tristemente neutrali, che il giocatore come la Vecchia Signora probabilmente non avrà grandi difficoltà a dimenticare.

Strano paradosso. Questo martedì, 19 luglio, la Juventus ha perso l’uomo che era stato il suo miglior difensore per tre buone stagioni, ma i suoi tifosi sembravano accettare la notizia senza batter ciglio. Trasferito per circa 70 milioni di euro al Bayern Monaco, Matthijs de Ligt non c’è più bianconero. Gleison Bremer – reclutato dal Juventini questo mercoledì – avrà il compito di colmare il vuoto lasciato dall’olandese. Fine della storia. Nessun versamento lacrimale. Solo uno scambio. Quello annunciato come uno dei difensori più talentuosi del decennio lascia lo Stivale senza chiedere il suo riposo. L’Italia probabilmente non lo ricorderà. E viceversa.

Buon soldato, cattivo genio


Sarebbe però duro qualificare gli anni piemontesi del biondo alto come un completo fallimento. Quando nell’estate del 2019 ha firmato per la Juve, il prodigio dell’Ajax era il nuovo piano di un edificio piemontese che voleva salire alla vittoria in Champions League. Un edificio che sembra voler cambiare anche il decoro, dicendo Ciao all’austerità dello stile Allegri per lo sfarzo di Maurizio Sarri, appena installato sulla panchina bianconera. Abituato a difendere mentre avanza oltre che ad accompagnare le offensive dell’Ajax, De Ligt spiegherà in particolare di aver scelto la Vecchia Signora per il suo nuovo Mister: “Ho parlato con lui al telefono per conoscerci. La sua presenza è anche uno dei motivi della mia venuta, la sua visione del calcio, il suo stile di gioco, ho sentito parlare molto bene di lui. Questo è anche uno dei motivi della mia scelta. » Licenziato un anno dopo, Sarri a Torino non ottiene nulla, non inculcando i suoi circuiti offensivi e il suo pensiero collettivo al Bianconeri. Il suo successore, Andrea Pirlo, farà ancora più fatica mentre il progetto piemontese si sgretola stagione dopo stagione. Dietro, De Ligt deve tappare i buchi di una difesa handicappata dai ripetuti infortuni di Giorgio Chiellini e dal graduale declino di Leonardo Bonucci. Spesso allineato con quest’ultimo nell’asse, il Bataviano fa parlare la sua scienza del duello e la sua potenza fisica, ma non mostra nemmeno un’evidente complementarità con il suo compagno.

Responsabile del revival all’Ajax, ora deve cedere il passo al vantaggio dell’italiano, la cui qualità di passaggio lungo è ben consolidata. Svezzato in modo creativo, l’olandese terrà quindi innegabilmente la casa alle spalle, ma senza mai osare di prendere davvero la partita da solo, concedendosi lo sforamento dei doveri che lo avevano anche reso una delle prospettive difensive più entusiasmanti del continente. Il ritorno all’attività di Massimiliano Allegri non servirà ovviamente a nulla, visto che la Juventus non cerca più di offrire altro che un calcio attento e calcolatore. Abbastanza per condannare definitivamente De Ligt al ruolo di capitano ombra, spesso affidabile, ma mai brillante. Il Bayern di Julian Nagelsmann potrebbe, al contrario, permettergli di mordere più in alto gli avversari, come se partecipasse molto più attivamente alla manovra offensiva. Insomma, per esprimere tutta la portata delle sue qualità, che un club come la Juventus purtroppo non avrà saputo sfruttare.

Di Adriano Candeau

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