Domenica di elezioni comunali a Potenza, capoluogo della Basilicata. È un duello al secondo turno tra destra e sinistra. Dopo aver votato alla Galilee High School, Roberto parla di politica: “Sono un elettore che in precedenza ha votato a sinistra, e oggi per il centro-destra.” Il liceo si trova su una collina a Potenza. Roberto indica due quartieri su entrambi i lati del promontorio. Da una parte, le ville borghesi – la gente vota a sinistra – dall’altra, gli edifici della classe operaia – la gente vota chiaramente a destra. La sinistra, da tempo al potere a Potenza, ha dimenticato la gente, secondo lui.
Quando arrivò la destra, utilizzò i soldi provenienti dalle risorse energetiche della regione: “Hanno fatto una legge, per un anno e mezzo la benzina è stata praticamente gratis per tutte le famiglie della zona! La gente dice: ‘È stata la destra a farlo, ma è una misura di sinistra, è la sinistra che avrebbe dovuto farlo’.” Così, con una mano sul portafoglio, Roberto il centrista vota per una coalizione che arriva fino alla Lega, il partito nato al Nord che per lungo tempo ha trattato i meridionali come dei bifolchi.
Contrastare la sinistra, fattore di unità
Ilaria Telesca, parte per un giro tra i seggi elettorali. È consigliera comunale di Fratelli d’Italia nella maggioranza comunale uscente. Certo, i tre principali partiti al potere in Italia hanno cose in comune: si pongono tutti l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale, rivendicano un conservatorismo più o meno marcato in termini di valori… Ma tra un partito europeista come Forza Italia e la Lega, il cui leader Matteo Salvini è ferocemente euroscettico, ci sono differenze abissali su questioni essenziali.
Come possono lavorare insieme? “Ci sono delle differenze.”Ilaria risponde, “ma sono sempre meno importanti di coloro che ci oppongono ai nostri avversari. È come se ci fosse una fazione di destra e una di sinistra. Opporsi all’avversario è importante, unisce”.
Il trasformismo italiano
Ciò che facilita l’unione è anche una particolarità della politica italiana, il trasformismo, che confonde i confini. Il candidato di destra alle elezioni comunali di Potenza, Francesco Fanelli, racconta la sua carriera: “La mia storia è quella di un ragazzo che si è iscritto per la prima volta ad ‘Alleanza Nazionale’ (antenato di ‘Fratelli d’Italia’), un partito che è diventato ‘Il Popolo della Libertà’ confluendo in ‘Forza Italia’, che è diventato ‘Forza Italia’ pura e semplice. E poi ho scelto ‘La Lega’.”
In vent’anni, l’uomo ha navigato tra post-fascismo, sovranità e centrismo. Quando si spalancano gli occhi su tali cambiamenti, il politico assume pienamente: “La politica deve sintetizzare le migliori idee e le migliori pratiche.” Parola chiave rivendicata: pragmatismo. A livello nazionale, ciascuno dei partiti di governo difende una riforma simbolica alle proprie truppe. Per il resto, è Meloni a decidere. Finché gli elettori la seguono, nessuno mette in discussione il suo potere.
Per 30 anni
E queste coalizioni esistono da 30 anni in Italia. Nel 1994, Silvio Berlusconi emerse nel mezzo del caos politico dopo l’operazione Mani Pulite. Riunì il centrodestra e i postfascisti, cinquant’anni dopo la caduta del fascismo e della sua ultima incarnazione, la Repubblica di Salò. Ma all’epoca non esisteva la politica del cordone sanitario. Il saggista Francesco Giubilei, uno degli intellettuali che conta sulla destra, ripensa a quel momento: “I dibattiti erano molto vivaci. All’interno della destra all’epoca c’erano ancora persone che avevano partecipato alla Repubblica di Salò. Ma l’unione si fece dietro una personalità, quella di Berlusconi. E ci furono rimproveri rivolti a Berlusconi, ma non fu mai sospettato di fascismo”.
Un leader forte è uno degli altri ingredienti dell’unione destra-estrema destra italiana. Ieri Berlusconi, oggi Meloni. E il sistema elettorale, proporzionale alle elezioni legislative, richiede anche la formazione di coalizioni.
Ma l’unione non è un’assicurazione infallibile. In un’Italia sempre più bipolare, è stata la sinistra a vincere finalmente a Potenza.