Non è un segreto che il 2006 sia stato un anno decisivo nella storia recente del calcio. Nel giro di poche settimane, il Nazionale alzato il quarto Mondiale a Berlino mentre la Juve, invischiata nello scandalo Calciopoli, si ritrova retrocessa in Serie B. All’epoca nemmeno il pallone tondo transalpino sospettava di dover aspettare dieci-sette anni per vederne tre dei suoi campioni di nuovo nella top 8 europea. Sì, Milan, Inter e Napoli saranno ai quarti di finale di Champions League per questa stagione 2022/2023, facendo della Serie A il campionato più rappresentato in questa fase della competizione. Di fronte all’onnipotente Premier League e alla regolarissima Liga nell’ultimo decennio. Un semplice allineamento dei pianeti?
Il Napoli ruba, Milan e Inter rilanciano
In realtà, non proprio. Se agli ottavi il sorteggio era stato piuttosto aperto per le italiane, bisognava comunque eliminare il Tottenham per il Milan, il Porto per l’Inter e quindi il Francoforte per il Napoli. O l’attuale quarto in Premier League, cliente abituale dell’ottavo e ultimo vincitore dell’Europa League. Il lavoro è stato fatto, clinicamente, tanto che quando arriva il momento di fare i conti, il semaforo è tutto verde: le tre locomotive non hanno subito gol nelle sei partite, e il Napoli è il miglior attacco di questa C1 con 25 gol segnati. Difficile da battere.
Un successo nazionale, tanto più che le tre squadre sono allenate da allenatori italiani (senza dimenticare il Real di Ancelotti che sarà anche ai quarti) che, dietro le cifre, canta la recente evoluzione della Serie A verso il resto d’Europa: dopo un buio decennio, salvate dalla Juve e dalle finali perse poi dalle stelle cadenti che furono Roma e Atalanta, le due milanesi stanno tornando gradualmente alla ribalta. E poi il Napoli, come in campionato, dà la sensazione di volare con gli stessi ritmi in Europa, di avere le canne per sognare in grande. Un respiro nuovo che contrasta con le ultime tristi stagioni, dove il divario tra i migliori campionati e il campionato italiano sembrava essersi allargato. Resta il fatto che a cinque anni dal ritorno alla Roma di Eusebio Di Francesco nel 2018, l’Italia non è mai stata così vicina a trovare una o più rappresentative in semifinale di Champions League. Non è niente.
Un 7/7 in vista?
Sulla scia dell’incoronazione della Roma nella Conference di Europa League dello scorso anno, che ha posto fine a dodici anni di siccità, vengono monitorate anche le prestazioni dei club italiani in C1 in C3 e C4. In Europa League la Roma è in vantaggio contro la Real Sociedad (2-0) e la Juve può sempre sperare di migliorare il proprio successo andando in casa del Friburgo (1-0). Sul versante del C4, la Fiorentina è passata in vantaggio contro i turchi del Sivasspor (1-0) e c’è solo la Lazio, battuta in casa dall’Alkmaar (1-2), che è in vero e proprio ballottaggio sfavorevole. In un mondo ideale, ad aprile ci sarebbero ancora sette rappresentative italiane impegnate in tre gare. Uno scenario recentemente piuttosto riservato agli inglesi.
Un’affermazione che colpisce e ferisce, sia sotto altri aspetti, per il calcio francese che negli ultimi anni sembrava recuperare terreno rispetto a quello transalpino. Il rivelatore europeo per il momento è senza appello: pur avendo solo il 30% di italiani nel suo campionato, pur avendo rifiutato in extremis i magic money del CVC – che deve comunque permettere alla Ligue 1 di essere “ entro cinque anni sul podio europeo, sia in termini di risultati sportivi che di reddito » secondo Vincent Labrune, anche con stadi fatiscenti, la Serie A sembra avere ancora un buon vantaggio e molte idee in magazzino. La prova definitiva che l’Europa non si può comprare: bisogna guadagnarsela.
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