Miseria e successo, Cesaria Evora saprà tutto. Tra lo straordinario archivio e le calde testimonianze, un documentario ripercorre meticolosamente il suo viaggio.
La sua voce non smetteva mai di suscitare torrenti di emozioni, anche tra coloro che non capivano una parola di coloro che componevano i versi delle sue canzoni. Semplicemente perché i sentimenti che Cesaria Évora trasmetteva attraverso di loro trascendevano la lingua utilizzata, in questo caso il portoghese o il criollo, una lingua creola mista al portoghese.
Sentimenti a loro volta personali o universali, che uniscono la pesante storia (coloniale) del suo nativo Capo Verde con la povertà quotidiana. È, per così dire, questo viaggio, interiore e reale, soprattutto una volta riconosciuto, che traccia la regista di Lisbona Ana Sofía Fonseca, uno dei cui grandi meriti è che nessun aspetto della personalità della persona a cui si rivolge chiaramente è anche chiaramente oscurato. Cerca consensi, che si tratti di alcolismo o depressione.
Morna, coladeira, saudade, qualunque sia il nome che vogliamo dare agli schemi e ai suoni che l’hanno accompagnata o hanno fatto il suo corso: era la sua vita che Cesaria Evora cantava, allo stesso modo in cui il canto era la sua vita. È questa autenticità che traspare dal documentario. Camminare sui gusci d’uovo, anche a piedi nudi, era raramente all’ordine del giorno…
Saverio Bonnet
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