meniente culo un compagno, Né La Fontaine, e ancor meno del leggendario re Mida che aveva orecchie da cavallo. È semplicemente un eroe EO (Tradotto da Hai Hahn), il nuovo film del regista polacco, 84 anni, Jerzy Skolimowski, che ha fatto scalpore sulla Croisette con questa versione da favola contemporanea della Polonia e dell’Italia. Considera di immergerti nel nostro mondo visto da un asino sardo in grigio con macchie bianche intorno agli occhi. Basti pensare che in questo esercizio antropomorfico l’umanità appare in tutta la sua brutalità, a volte nella sua assurdità, e spesso nella sua stupidità e malvagità.
Ecco l’EO che scopriamo in un circo, amato con tutto il cuore da Kassandra, la sua domatrice che sa sussurrarle parole all’orecchio e che le prepara le torte di carote. Questi due sono fusi. Sfortunatamente, la loro storia non è durata a lungo a causa dei manifestanti che protestavano contro l’uso degli animali nei circhi. Il nostro asino ha dovuto abbandonare il suo protettore e scappare, fissando, ritrovandosi sulle strade in balia del caso.
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Ci troviamo come se la magia fosse in atto, trasportati dal suo sguardo sulla natura e dal suono dei suoi zoccoli che corrono lungo la strada e nel bosco. Sublimate dalla colonna sonora, le immagini si scontrano e si sovrappongono in una sorta di allucinatorio caleidoscopio. Lungo la strada, l’asino incontra molte persone, vede giocatori di football litigare perché hanno perso una partita, persone che urlano per niente, il culo che lo colpisce, un veterinario che lo cura, un pesce rosso che cresce in un acquario e i vigili del fuoco che lo trascinano l’estremità di una fune attaccata al loro camion.. .
Di fronte a questo spettacolo doloroso, rimane saldo, filosofo di fronte a questo tumulto umano, stoico anche quando viene assunto per fare qualsiasi cosa: trasportare rottami metallici, lavorare in una stalla di purosangue o in una cuccia da cui lui scappa. Eccolo su un camion con cavalli diretti verso una destinazione sconosciuta, forse il mattatoio, ma a fatica vi è scappato perché il suo conducente è stato ucciso. Che follia, ragazzi! Si legge nel suo sguardo rigido, ma non fatevi ingannare. Tornato sulla strada, incontra un prete italiano debitore e lo porta in una meravigliosa tenuta dove regna sovrana una misteriosa contessa dai capelli rossi (Isabelle Huppert), che gli fa una scenata e rompe i piatti.
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Tutte queste avventure sono una scusa per viaggiare nel mezzo di paesaggi insoliti ingranditi dalla macchina fotografica di Skolimovsky, che trasforma in scene psichedeliche trasportate da impulsi musicali saturi. A volte immaginiamo questo asino felice quando ricorda i momenti miracolosi vissuti con Cassandra che tornano da lui in flash rossi. Ma cosa fai in questo mondo caotico? Una passeggiata su un enorme ponte di diga in mezzo a torrenti d’acqua? Ragliare tranquillamente in un prato dove l’erba è buona? Può fare il suo corso questo destino, che lo conduce tra le mucche circondate da barriere, il cui esito è prevedibile?
In questo film atipico composto da immagini come un cameo, Skolimovsky ci porta in una specie di terra fantastica per gli animali, una tenace metafora del nostro mondo. Lo fa suscitando una marea di emozioni, ricordando che lui stesso era molto commosso quando è stato scoperto per la prima volta. balthazar casuale di Robert Bryson. Questo UFO, una specie di UFO a Cannes, è un meraviglioso tributo a lui.
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