Ci siamo imbattuti in questa storia un po’ per caso. Tutto è iniziato con una clamorosa sentenza del Tribunale penale federale che, nell’ottobre 2021, ha stabilito che i pubblici ministeri vodesi conservano dieci edifici, da qualche parte nel cantone di Vaud, nell’ambito di una richiesta di assistenza giudiziaria reciproca. autorità italiane. Immobile che, secondo Giustizia Transalpina, un cittadino italiano, Dal, avrebbe potuto ottenere, grazie a fondi di provenienza illecita, nell’ambito di una “bancarotta fraudolenta” appropriandosi indebitamente di beni arrecando danni per diversi milioni di euro. I pubblici ministeri italiani sperano di ritirare 9,4 milioni di franchi dalla vendita di questi beni per risarcire i feriti nell’ambito di una procedura in corso. È bastato per stuzzicare la nostra curiosità.
Dopo aver fatto alcune ricerche, siamo stati in grado di identificare uno scrittore fallimentare fraudolento. Quello che, nel corso della nostra indagine, sarebbe diventato un burattinaio: chiamiamolo Dario. Siamo stati anche in grado di localizzare gli edifici in questione, a Villars-sur-Ollon, nel cuore del villaggio di lusso delle Alpi vodesi. Lì, in una mattina di dicembre, scopriamo la collezione di sontuose proprietà drappeggiate in una scintillante tonalità bianca: il primo chalet di tre piani, con un garage sotterraneo e una vista panoramica su Dents-du-Midi; Un secondo chalet è più piccolo, ma ha il fascino della campagna; Un terzo chalet circondato da telecamere di sorveglianza. Infine un appartamento e un terreno. Tutti questi beni sono intestati alla figlia, al figlio e all’ex moglie di Dario.
Sorprendentemente, dal camino del più grande degli chalet esce un piccolo fumo grigio, ma è custodito dal 2007, come altre proprietà. “Sono oggetto di un sequestro cautelare ordinato dal procuratore generale vodese, che impedisce qualsiasi vendita ma consente alle parti coinvolte di continuare a viverci”, ci ha spiegato Anton Roche, il procuratore vodese incaricato del caso. All’ingresso dell’edificio troviamo il nome di Ibn Dario. Squilliamo al citofono, discutiamo con lui, ma non appena facciamo la parola “ricevitore”, il nostro interlocutore accorcia la conversazione e poi chiude la chiamata.
Ha stuzzicato la nostra curiosità e ora si è emozionato. Cos’è questo fallimento fraudolento? Chi è Dario? Da dove proviene il denaro? Non lo sapevamo all’epoca, ma la risposta a queste domande ci porterebbe lontano, inaspettato quanto emozionante, sulle orme di un oratore insolitamente pacato che imperversa da quasi vent’anni in Ticino e Vallese e nel Vaud, tre cantoni in cui è stato oggetto di denunce penali.