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Bilinguismo franco-italiano | lepetitjournal.com

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Sei bilingue? Oh che fortuna! Sì, beh, oggi è un complimento. Qualche secolo fa, qualcuno si sarebbe accigliato subito dopo averlo sentito. Ma attenzione a chi pensa di essere bilingue franco-italiano troppo frettolosamente, capita subito un malinteso!

Essere bilingue, la parola dice tutto, significava avere due lingue, capire una lingua molto biforcuta capace di dire due cose contemporaneamente e sullo stesso argomento. parola bilingue, sì, significava bugiardo. I tempi cambiano e oggigiorno ogni persona bilingue è liberata da questo sospetto. Sì, ma eccolo, per ignoranza o distrazione, è comunque al sicuro da piccole bugie e altri gnocchi involontari.

Parole storpiate con salsa italiana

L’apprendista bilingue lo conosce fin dall’infanzia, quando le lingue sono simili e non conosciamo quasi nessuna parola, possiamo sfidare il destino e incomprenderlo. In italiano, metti O o qualche un alla fine delle parole, è divertente e può essere giusto: cravatta e cravatta, bicicletta e bicicletta, tu e osso. Possiamo storpiare le parole e metterle in salsa italiana, a volte il trucco funziona, si dice ciao Buongiorno ed è classificato. Ma la maggior parte delle volte le trasformazioni frettolose vanno male. Dire cornice in un supermercato, ti accompagneremo alla sezione libri, architettura o guide, perché in effetti hai appena chiesto un cornicione (si dice sottaceto cetriolino). Dire coscia al muso, non sono sicuro che l’insulto colpisca nel segno poiché lo avrai chiamato coscia grande (dice il maiale maiale) e lì, beh, il ridicolo e il vergognoso, è per te. E credo che sia un professionista frode si interessa di funghi, cioccolatini e muso degli spaniel (in tutti questi casi si dice tartufo tartufo), a tutti, è alla pratica della truffa che si impegna.

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L’apprendista bilingue pensa che le parole abbiano una sola traduzione. Che se i capelli di una bambina o le squame di un pesce sono colorati rossaè che sono entrambi un vero e proprio bel rosso di clown e carnevale; sì per il pesce, rosso, no per la bambina, rossa. Uno cilindro sulla testa c’è il fatto del pazzo, non così sicuro, perché cilindro significa cilindro ma anche cilindro ed è un tocco di classe, non un tocco di follia, che dona a chi lo indossa.

Immagini davvero traducibili?

L’apprendista bilingue pensa che le immagini siano le stesse in un paese e in un altro. Prendi ilocchio di bue e il sedersi cane, con i loro buffi nomi di fiabe. La finestra a occhio di bue, rotonda o ovale che ricorda l’occhio più grande conosciuto dai contadini, è facilmente e accuratamente tradotta come occhio di bue. Ma perché possiamo leggere occhio di bue nel menu del ristorante? Un occhio per davvero? Bollito, assaggiato per davvero? Anche qui, per la sua somiglianza con un grande occhio giallo, occhio di bue significa anche uovo fritto. Tradurre parola per parola dog-sitting, finestra da tetto a forma di cane a riposo, dà cane seduto. Perchè no. L’unico problema è che l’italiano vedrà solo un cane in carne e ossa bloccato sulle piastrelle. Un dog-sitting è un abbaino e abbaino un diminutivo della parola diminuire, abate. Un passero sui tetti, non ce l’avremmo mai fatta! Questo perché, nella regione di Genova, l’ardesia che ricopre questo lucernario aveva lo stesso colore degli abiti di sacco. L’apprendista bilingue imparerà, a sue spese, che ogni paese ha la sua cultura, le sue immagini, i suoi riferimenti.

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Gli errori di traduzione sono veri e propri errori di persone ridicole in natura. Un bue, un cane, un prete, una ragazzina rossa sui tetti e un uomo che passa con un cilindro in testa. Il goffo bilingue è un gentile bugiardo, un gentile poeta, un gentile falsario che ci porta senza il minimo sforzo e senza saperlo in un mondo di Chagall. E perché non trattenere per qualche secondo, qualche minuscolo secondo, la magia che ci consegna? In seguito, tutti sono liberi di sospirare un “paradiso, che orrore!” »Definitivo e riparatore.

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