venerdì, Novembre 8, 2024
ScienzaAumento del rischio di problemi cognitivi in ​​pensione per gli insonni

Aumento del rischio di problemi cognitivi in ​​pensione per gli insonni

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Un nuovo studio suggerisce che sperimentare l’insonnia a 40 anni aumenta il rischio di problemi cognitivi in ​​pensione.

l’Insonnia Caratterizzato da una cronica mancanza di sonno. Ne soffrirà dal 15% al ​​20% della popolazione francese, compreso il 9% della forma grave. Purtroppo le conseguenze sulla salute, come l’aumento del rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari; Difese immunitarie diminuite. O accelerare il processo di invecchiamento.

Un nuovo studio è stato pubblicato in Rivista sull’invecchiamento e la salute È stato appena rivelato che le persone sulla quarantina che lottano con l’insonnia avranno maggiori probabilità di soffrire di problemi cognitivi in ​​pensione, sia con memoria, capacità di apprendimento o concentrazione.

“I risultati indicano che i sintomi di una grave insonnia erano associati a una funzione cognitiva più scarsa nelle persone che ricevevano una pensione legale”, aggiunge Antti Etholén, un ricercatore di dottorato coinvolto nello studio.

L’insonnia provoca problemi cognitivi in ​​pensione

Per giungere alle loro conclusioni, i ricercatori dell’Università di Helsinki hanno seguito i pazienti per un periodo compreso tra 15 e 17 anni. Questo ha anche permesso loro di dimostrarlo Problemi di memoria, apprendimento e concentrazione Aumenta con la durata dei sintomi dell’insonnia. Pertanto, hanno scoperto che l’insonnia a lungo termine potrebbe essere considerata un fattore di rischio per le prestazioni cognitive ridotte.

Tea Lallukka, coautore dello studio, suggerisce che “sulla base dei nostri risultati, sarebbe giustificato un intervento precoce per affrontare i sintomi dell’insonnia o misure per migliorare la qualità del sonno”. Ricordiamo che diversi metodi possono migliorare la qualità del sonno, come temperatura, luminosità,alimentazione, consumo di caffè o ritmo del sonno regolare. Per verificare gli effetti delle misure a favore del buon sonno, il ricercatore ritiene che siano necessari studi di intervento. “In ulteriori studi, sarà interessante evidenziare, ad esempio, se il trattamento dell’insonnia può anche rallentare la progressione dei disturbi della memoria”, afferma.

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