Da tre giorni le macchine edili sono al lavoro su una vasta area di Gjadër, in Albania. È qui che, tra qualche mese, secondo Roma, verranno accolti i migranti soccorsi nel Mediterraneo dalle autorità italiane. Il progetto è garantito da un accordo migratorio molto controverso tra Albania e Italia.
Le attrezzature edili sono già sul posto. A Gjadër, nel nord dell'Albania, sono iniziati i lavori per la costruzione di due centri di accoglienza per i migranti soccorsi nelle acque italiane. Dal 29 marzo, mezzi pesanti stanno lavorando per livellare e sistemare il terreno all'ingresso dell'ex campo militare, dove verranno collocati i migranti in attesa di una risposta alla loro richiesta di asilo, nota l'AFP.
Il progetto di sviluppo del territorio a Gjadër, situato ai piedi del monte Kakarriq, è composto da due strutture: un primo edificio sarà dedicato ad ospitare i richiedenti asilo in attesa che le loro pratiche vengano esaminate. Un secondo, costruito sullo stesso terreno, servirà da centro di detenzione per gli esuli in attesa di espulsione.
Sul posto, i migranti beneficeranno dell'assistenza legale di rappresentanti di organizzazioni internazionali, inclusa l'Unione Europea (UE), in conformità con la legislazione italiana, albanese ed europea.
Secondo Paulin Lucaj, residente a Gjadër, i due centri di accoglienza saranno inoltre circondati da un muro alto sette metri per impedire la partenza dei migranti.
I migranti verranno trasferiti a Gjadër dopo un primo passaggio attraverso l'“hotspot” del porto di Shengjin, a 20 km di distanza. È in questa struttura, finanziata e gestita anche da Roma, che verranno registrati gli esuli dopo il loro sbarco.
Fino a 3mila migranti nei centri
La realizzazione di queste due infrastrutture italiane sul suolo albanese, Paese non facente parte dell'Unione Europea, è stata approvata dal Parlamento del Paese lo scorso febbraio. L'apertura è prevista per il 20 maggio 2024, saranno gestite dall'Italia e potranno ospitare fino a 3.000 migranti alla volta, soccorsi dalle autorità italiane – Guardia Costiera, Marina Militare, Guardia di Finanza – nel Mar Mediterraneo.
Con queste strutture, l'Italia intende ridurre l'arrivo dei migranti sul suo territorio, quasi 158.000 migranti nel 2023. La costruzione e la gestione dei centri, stimati tra 650 e 750 milioni di euro, saranno pagati al 100% da Roma. , nell'arco di cinque anni. Le autorità italiane saranno responsabili del mantenimento dell'ordine nei centri, mentre la polizia albanese sarà responsabile all'esterno e durante il trasporto dei migranti da una zona all'altra.
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Ma dalla firma del 6 novembre 2023 tra il primo ministro di estrema destra Giorgia Meloni e il suo omologo Edi Rama, l’accordo sulla migrazione è stato oggetto di critiche. La ONG International Rescue Committee (IRC) ha denunciato un accordo “disumanizzante”, mentre Amnesty International ha deplorato una “proposta impraticabile, dannosa e illegale”.
Il deputato italiano e segretario del partito di opposizione Più Europa, Riccardo Magi, ha criticato “una sorta di Guantanamo italiana, fuori da ogni standard internazionale, fuori dall'Ue, senza possibilità di controllare la detenzione delle persone rinchiuse in questi centri”.
L'Unione Europea ha espresso il suo interesse per l'accordo, sottolineando che i centri saranno gestiti secondo la legge italiana e non quella albanese.