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Aborto spontaneo: le donne vedono i loro nomi sulle tombe dei feti a Roma

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La città di Roma ha ricevuto giovedì una pesante multa da un poliziotto italiano per la protezione dei dati per aver inserito i nomi di donne che hanno avuto aborti spontanei sulle fosse fetali senza il loro consenso.

A fine settembre 2020, la scoperta delle tombe di feti abortiti sepolti nel cimitero Flaminio all’insaputa dei genitori, i cui nomi apparivano sulle tombe, ha suscitato l’indignazione delle associazioni per la difesa delle donne e dei diritti delle donne. coinvolto. , che ha denunciato la violazione della loro privacy.

Per protestare contro il divieto di pubblicazione dei dati relativi all’interruzione di gravidanza, il Garante per la protezione dei dati personali ha deciso di irrogare una sanzione di 176.000 euro al Comune di Roma e un’ulteriore sanzione di 239.000 euro ad AMA, la società pubblica incaricata della gestione dei cimiteri . dalla capitale italiana.

In un comunicato stampa, l’ente ha anche emesso un avviso al Fondo di assicurazione sanitaria di base di Roma, che aveva violato la legge sulla protezione dei dati che riguarda la privacy inviando l’identità di ciascun feto di una donna abortita all’Agenzia mondiale antidoping.

Oltre a queste sanzioni, l’autorità ha anche ordinato alla D.C. Health Insurance Fund di “non riportare ‘esplicitamente’ l’identità sui permessi di trasferimento e sui certificati medici legali”, suggerendo che questi dati siano nascosti o crittografati per evitare la possibilità di identificare una donna che portava un feto abortito.

L’unione di credito deve notificare al Fondo monetario arabo la selezione e l’adozione di tali misure entro due mesi.

Elisa Ercole, presidente dell’Associazione per la difesa dei diritti delle donne “Deverenza Donna”, ha risposto, citata dall’agenzia italiana AGI.

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Lo scandalo è scoppiato nel settembre 2020 dopo che una donna che aveva abortito ha scoperto il proprio nome su una croce nel cimitero Flaminio, postando su Facebook una foto diventata virale.

Pratiche simili sono state successivamente scoperte in un cimitero della città di Brescia, nel nord del paese.

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