sabato, Novembre 23, 2024
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“Per il voto della Meloni, von der Leyen chiude un occhio sulla libertà di stampa in Italia”

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Come ripetono da giorni tutti i media del Vecchio Continente, la partita per l’investitura migliori lavori dell’Unione Europea sembra essere finita prima ancora di iniziare. In particolare, il percorso verso la riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Europea sembra ormai privo di ostacoli. Ma nelle ultime ore è emerso un dettaglio che getta un’ombra sulla strategia seguita dal capo dell’esecutivo comunitario per ottenere la revoca.

Secondo quanto riporta il giornale Politica, il presidente uscente sarebbe pronto a ritardare la pubblicazione di un rapporto piuttosto “caldo” sullo stato di diritto nell’Unione. La ragione? Il rapporto in questione sarebbe troppo duro per l’Italia e von der Leyen ha bisogno del sostegno del premier Giorgia Meloni se vuole essere nominata presidente. nel pettorale della nuova Commissione.

“C’è chiaramente la volontà di porre un freno alle questioni legate all’Italia e allo Stato di diritto”, ha detto un funzionario della Commissione al quotidiano specializzato in politica europea, a condizione di restare anonimo. Altri due funzionari hanno aggiunto che l’ufficio del presidente ha chiesto esplicitamente al segretariato generale della Commissione di rinviare la pubblicazione del rapporto.

Dal 2020 Bruxelles produce rapporti annuali sulla situazione dello Stato di diritto negli Stati membri, con l’obiettivo di monitorare gli sviluppi nazionali e correggere eventuali distorsioni prima che degenerino in una vera e propria erosione delle strutture democratiche. .

Tra gli elementi nel mirino dell’esecutivo comunitario ci sono il rispetto delle minoranze, l’indipendenza della magistratura e la libertà di stampa – e più in generale la salute dell’intero ecosistema informativo, dal pluralismo dei media alle tutele di cui possono beneficiare i giornalisti da. nell’esercizio del loro pubblico servizio.

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È proprio per tutelare i media e la libertà di informazione che il Parlamento Europeo e il Consiglio hanno recentemente adottato la cd Legge europea sulla libertà dei media (Emfa), un pacchetto legislativo che offra maggiori garanzie di indipendenza editoriale e una maggiore tutela per i giornalisti, per evitare che si lascino intimidire troppo facilmente dal potere politico del momento con denunce “sconsiderate” (le cosiddette norme anti-Slapp) .

Il problema è che in Italia stiamo andando nella direzione opposta, e da un lato abbiamo approvato una serie di norme che facilitano le denunce contro la stampa, e poi ci sono stati episodi che hanno spinto l’opposizione a gridare contro la censura politica (come è avvenuto sul in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile con il monologo di Antonio Scurati), episodi che scuotono la stessa Rai dall’interno, con scioperi e proteste di pubblico. L’associazione Reporter Senza Frontiere ha portato il nostro Paese dal 41esimo al 46esimo posto nel 2024.

Oggi, in questo clima, la notizia che circola nei corridoi di Bruxelles è che von der Leyen sarebbe disposta a chiudere un occhio di fronte al rapido deterioramento della libertà di stampa nel Bel Paese, se questo lo aiutasse a garantirne la libertà di stampa. . Va bene da Roma al tavolo del Consiglio Europeo. Con l’appoggio della Meloni riconfermare il presidente uscente della Commissione sarebbe molto più semplice.

Quindi, secondo Politicala relazione annuale, prevista per il 3 luglio e che conterrebbe una denuncia sulle restrizioni alla libertà di stampa in Italia a più di un anno e mezzo dall’insediamento del governo Meloni, potrebbe essere rinviata fino alla conferma formale del nuovo governo capo dell’esecutivo comunitario.

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Ciò potrebbe avvenire già il 18 luglio, nel corso della plenaria costitutiva della decima legislatura a Strasburgo (in programma dal 16 al 19 luglio), se i leader dei Ventisette troveranno la soluzione definitiva sul dossier di candidatura entro la fine della legislatura. mese in corso (oltre al vertice informale di oggi, è previsto un vertice per il 27 e 28 giugno). Altrimenti se ne riparlerà a metà settembre, quando il Parlamento europeo riprenderà i lavori dopo la pausa estiva.

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