Dal giugno 1803 al gennaio 1804 Chateaubriand soggiornò a Roma, visitò Napoli e scalò il Vesuvio. Raccoglie le sue impressioni in un testo composito, fatto di lettere e annotazioni tratte dal vero, mescolando ricordi di viaggio, descrizioni di monumenti e opere d'arte, meditazioni sulla storia. Dopo Goethe, come Germaine de Staël o Stendhal, vide nel suo primo incontro con l'Italia un momento decisivo nel suo cammino di uomo e di scrittore.
La sua storia è una marcia funebre tra le rovine e le tombe dell'Italia antica; è anche una celebrazione della bellezza dei paesaggi, esaltati dal gioco di luci e ombre. Chateaubriand riflette sulle diverse temporalità che compongono la vita umana: “Torno alla mia vita passata; Sento il peso del presente e cerco di penetrare nel mio futuro. » Il marmo delle statue richiama lo scorrere del tempo, mentre l'esistenza presente si incarna in ciò che è fragile ed effimero: l'impressione di una passeggiata notturna, la bellezza di un capello, la grazia di un fiore.
Tra fantasticherie malinconiche, contemplazione estetica e reminiscenze letterarie, il Viaggio in Italia è un capolavoro dimenticato del romanticismo.
Con dieci incisioni di paesaggi italiani, una scelta di testi di Chateaubriand sull'Italia e la sua “Lettera sull'arte di disegnare nei paesaggi”.
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